Ci hanno abituato a risultati mai visti, salvando molti pazienti oncologici che prima non avevano chance. Anche nel caso di tumori difficili da trattare e in stadio avanzato, svegliare il sistema immunitario per combattere il cancro ha consentito di aumentare la sopravvivenza, giorni e mesi preziosi aggiunti alla vita. Ma oggi i farmaci immunologici danno una nuova speranza, quella di un’azione che si mantiene nel tempo. Gli studi che lo dimostrano sono stati presentati al congresso dell’American Association for Cancer Research in corso a Washington: ricerche ancora in fase precoce, ma che stanno puntando lontano, a cinque anni dall’inizio del trattamento, e che riguardano uno dei tumori più difficili da trattare e più diffusi, quello al polmone (41 mila nuovi casi nel 2016).
Per la prima volta anche per questa neoplasia si può parlare di sopravvivenza a lungo termine: il 16% dei pazienti in stadio avanzato trattati con la molecola immunotarapica nivolumab è infatti ancora vivo a cinque anni dalla diagnosi. Una percentuale bassa, è vero, ma significativa: “Le percentuali di sopravvivenza a cinque anni nei pazienti con tumore al polmone storicamente non superavano il 5%, nivolumab le ha triplicate”, spiega Michele Maio, direttore di Immunoterapia Oncologica e del Centro di Immuno-Oncologia del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena.