Il 10 luglio 1976 un’enorme nube di diossina si sprigionò dall’azienda Icmesa di Meda, un comune della bassa Brianza, a causa di un’avaria nel sistema di controllo di uno dei reattori chimici nell’impianto, investendo pesantemente tutte le cittadine limitrofe.
Tra i comuni più colpiti dall’incidente industriale, il primo nel suo genere – attualmente considerato l’ottavo peggiore disastro ambientale della storia – ci fu la cittadina di Seveso, il cui nome resterà per sempre associato al disastro.
Oggi, a quarant’anni dalla tragedia, abbiamo fatto il punto sull’eredità che ci ha lasciato, sia in termini di conseguenze per la salute che nella percezione dell’opinione pubblica, con Giulia Frezza, ricercatrice all’Unità di storia della medicina eDipartimento di filosofia della Sapienza Università di Roma, che sta portando avanti un progetto interdisciplinare sull’epistemologia dell’epidemiologia ambientale. Ecco cosa ci ha raccontato.
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