In Italia, un paziente su dieci prolunga la sua degenza in ospedale a causa di un’infezione contratta in reparto. E ogni anno vengono registrati tra i 500-700 mila casi di “infezioni ospedaliere”, che costano alla Sanità nazionale fino a 2000 miliardi di lire e causano la morte di circa 6-7000 persone. Per fronteggiare questa realtà, nel 2001 è nato il progetto Inf-Nos, un’iniziativa promossa dall’ospedale romano “Spallanzani” in collaborazione con Glaxo Wellcome, presentato oggi all’Hotel Sheraton di Roma.
“Nonostante le raccomandazioni del Ministero della Sanità”, spiega Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Ospedale Spallanzani, “la sorveglianza delle infezioni ospedaliere non è ancora una pratica diffusa. Vorremmo introdurre un metodo epidemiologico standardizzato di rilevazione che raccolga tutti i dati provenienti da più ospedali”. Questo modello è già stato adottato in via sperimentale in 16 ospedali medio-grandi della Penisola e, probabilmente, già dal prossimo autunno si potrà avere una fotografia dettagliata del problema.
In molti casi le infezioni ospedaliere sono una conseguenza dell’avanzamento della scienza medica: paradossalmente il maggior numero di infezioni si verifica nei centri ospedalieri più avanzati. Dove, cioè, si curano pazienti immunocompromessi o si effettuano interventi con procedure invasive. Tuttavia, continua Ippolito, “almeno il 30 per cento delle infezioni oggi esistenti potrebbe essere eliminato con un sistema di sorveglianza”. Informazioni sul progetto Inf-Nos si possono trovare sul sito di Epicentro [link aggiornato nel 2018]. (p.c.)
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