‘Car sharing’ o, per gli italiani, auto in condominio. Un sistema per ‘socializzare un mezzo di trasporto’ e difendere l’ambiente riducendo l’inquinamento delle città. Non si tratta di utopia ma di un esperimento già in atto nella penisola. E’ partito a Venezia, ma oggi sono dieci le città italiane che hanno aderito all’iniziativa: Torino, Brescia, Milano, Udine, Modena, Bologna, Firenze, Roma e Palermo. L’auto in condominio è una proposta del Ministero dell’Ambiente e prevede un finanziamento di 8 miliardi. Se al Lido di Venezia circa 100 persone condividono otto auto elettriche, in altre città il sistema di car-sharing è in fase avanzata di studio. Per esempio, a Torino, l’Atm ha stimato che circa 2000 utenti l’approverebbero. A Udine, invece, si prevede una multiproprietà di 50 auto per 200 cittadini residenti nel centro storico. E nella capitale? Secondo uno studio dell’Enea, a Roma il numero minimo di auto in condivisione dovrebbe essere di 400-500. Considerando che il rapporto ideale auto-utenti è di uno a cinque, l’utilizzo del car sharing significherebbe togliere dalla circolazione circa 2000 auto. Ma come fa il cittadino a entrare in questo circuito? Basta iscriversi alla cooperativa che lo gestisce e, naturalmente, pagare il consumo dell’auto sia in termini di carburante che di usura del mezzo. Ciascuno secondo le sue necessità, comunque: le auto, infatti, devono essere prenotate, ma con una tessera magnetica si potranno anche ‘espropriare’. A patto però di avvertire la centrale e restituire l’auto nel luogo in cui è stata prelevata. Il tesserato tipo car-sharing, secondo un’indagine dell’omonima associazione europea, è una persona che rispetta l’ambiente e che usa frequentemente i mezzi pubblici. (p.c.)
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