Io sto con le balene

Jacopo di Clemente

Eccomi finalmente a Juneau, in Alaska, una delle capitali mondiali del whale watching. Sono un MSc student in Marine Science all’University of Southern Denmark in Odense e, come migliaia di turisti ogni anno, sono qui per osservare le megattere che dal mese di aprile si nutrono nelle acque del Sud-est dell’Alaska prima della lunga traversata che le porterà all’altro capo del mondo, alle isole Hawaii, intorno al mese di ottobre. La mia tesi prevede 4 mesi di raccolta dati per stabilire l’impatto del whale watching sull’ecologia comportamentale di questi cetacei

La mia brevissima carriera nel campo dei mammiferi marini nasce grazie all’esperienza con l’Accademia del Leviatano (ente di ricerca per mammiferi marini con sede a Roma) – ed al suo programma di monitoraggio cetacei lungo la tratta Civitavecchia-Barcellona, che utilizza marine mammal observers (osservatori dedicati) a bordo di traghetti turistici.

Fu lì che ebbi l’emozione di vedere per la prima volta ad una balenottera comune (Balaenoptera physalus; Linneaus, 1758) ad una distanza di pochi metri. È bastato un respiro (soffio, per fanatici del genere) per intuire che la mia felicità risiedeva nello stare con questi animali, ai quali siamo legati indissolubilmente non solo dalla storia evolutiva (mammiferi come noi) ma anche dalla condivisione di un ambiente, il mare, dal quale tutti noi probabilmente proveniamo.

Dopo la laurea “triennale” in biologia all’Università la Sapienza di Roma son quindi partito per un viaggio di sopralluogo in Scandinavia, dove le università sono gratis e dove la mentalità è, mettiamola così, molto più simile alla mia che a quella “italiana”.

Entrato in contatto con Magnus Wahlberg – che diverrà poi il supervisore del mio master, all’University of Southern Denmark – e tornato nel belpaese (con tappa intermedia in Islanda per un’ulteriore esperienza di campo) per il necessario studio dell’inglese, son partito a fine gennaio 2014 per Odense, Danimarca, dove ho appunto iniziato il master che sto seguendo attualmente. Dopo alcune esperienze locali, ho cercato un progetto di tesi esterno, che mi ha portato qui a Juneau.

Il progetto

Molteplici studi hanno descritto gli effetti del traffico navale – di qualsiasi genere – sull’ecologia dei cetacei. La presenza di barche in aree dedite al sostentamento alimentare o alla riproduzione assume contorni ancor più drammatici per i cosiddetti “capital breeders”, le specie che accumulano risorse di cibo per mesi ad alte latitudini prima di migrare verso acque tropicali, più consone a riproduzione e svezzamento della prole.
La megattera (Megaptera novaengliae; Borowski, 1781) è l’esempio più classico fra queste.

Proprio in Juneau per la prima volta l’estate del 2015 vedrà l’esordio del programma WhaleSense – già sperimentato con successo nella costa atlantica – in Alaska. L’obiettivo del progetto è sensibilizzare il turista – tramite diffusione di materiale divulgativo a bordo- al whale watching responsabile, con l’impegno da parte delle compagnie a rispettare le regole prestabilite. Crescente è infatti l’attenzione da parte delle autorità marittime nella regolamentazione di questa attività, in particolar modo negli U.S.A. Fra le varie regole vige la 100 yard rule, che prevede multe salate per le compagnie di whale watching che approccino gli animali a meno di 100 metri.

In questo contesto, la mia ricerca si impegna ad ottenere dati sulle risposte comportamentali delle megattere alla presenza (comparata all’assenza) di barche di whale watching. Utilizzerò osservazione da terra (land-based observation), una delle tecniche non invasive per lo studio dei cetacei che prevede, congiuntamente al classico uso di binocoli per la sessione focale (focal session method – Altmann, 1974) anche l’utilizzo del teodolite, uno strumento ottico generalmente usato per rilievi topografici, che permette di ottenere dettagliati e precisi punti di emersione delle balene in funzione di angoli orizzontali e verticali rispetto ad un punto di referenza.

In collaborazione con Heidi C. Pearson (University of Southeast Alaska) verranno raccolti dati comportamentali come cambiamento di direzione, profilo di immersione e comportamento sociale delle megattere in presenza di barche di whale watching, comparandoli con quelli ottenuti in assenza di tale traffico. Tipicamente, un team per theodolite project è composto da 3 ricercatori, 1 spotter (responsabile dell’osservazione dell’animale), 1 theodolite operator ed 1 responsabile dell’entry data in software specializzato. Questo prevede per la prima volta nella mia carriera la gestione di volontari locali, studenti di BSc che saranno fondamentali per comporre il team giornaliero e che sarà mia responsabilità far ruotare dando a tutti la possibilità di imparare – senza che questo provochi inaccuratezza del dato scientifico.

L’obiettivo a breve termine è ottenere dati di rapido utilizzo per la scrittura della mia tesi di master, ma l’idea è quella di gettare le basi per una ricerca a lungo termine da distribuire e ripetere metodicamente negli anni, per avere dati potenzialmente pubblicabili. Per far questo, ovviamente servono fondi.

So bene che è un progetto ambizioso, con costi notevoli- nonché inaspettati ostacoli burocratici che chiunque fa questo genere di ricerca conosce. Per questo ho lanciato una raccolta fondi online dove chiunque può contribuire. Gli aggiornamenti saranno sempre più frequenti, di pari passo con la raccolta campo.

Le risorse economiche servono non solo per ammortizzare i costi della raccolta campo (attrezzatura e soggiorno), ma anche per porre le basi per continuare la ricerca in futuro,  e ottenere così dati a lungo termine sull’impatto antropico del turismo su specie cosi importanti per l’ecosistema.
Diffondete e, se potete, supportate. Se creature al vertice della catena alimentare, in grado di regolare – con il loro ruolo – la purezza dell’aria che noi tutti respiriamo, potranno continuare ad aver spazio e tranquillità a sufficienza per alimentarsi – e quindi riprodursi.. sarà anche merito di chi sosterrà questo progetto.

Per gli oceani, quindi per il nostro futuro.

Greetings from Alaska

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