Categorie: Ambiente

Italia a rischio desertificazione

Il 30 per cento del territorio italiano (soprattutto al Sud) è a rischio di desertificazione. A confermarlo i dati del progetto Riade (Ricerca Integrata per l’Applicazione di tecnologie e processi innovativi per la lotta alla Desertificazione) condotto dall’Enea in collaborazione con la società privata Acs (Advanced Computer System) e il Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione dell’Università di Sassari (Nrd).

La ricerca (nel video qui sopra una breve presentazione), durata 4 anni e del costo di quasi nove milioni di euro cofinanziati dal Ministero per l’Università e la Ricerca Scientifica (Miur), ha indagato il fenomeno della desertificazione (le cui principali responsabili sono le attività dell’essere umano) in quattro regioni: Sicilia, Sardegna, Basilicata e Puglia. “Gli obiettivi erano due”, spiega Massimo Iannetta, responsabile del progetto di ricerca, “Primo: creare un sistema informativo integrato e tecnologicamente innovativo per monitorare i processi di desertificazione; e secondo: promuovere interventi di salvaguardia del territorio”.

Il primo obiettivo è stato centrato mettendo a punto dei software in grado di analizzare i dati provenienti da diversi sensori (satelliti o spettrometri laser, per esempio) e dei modelli matematici per prevedere l’evoluzione del processo di desertificazione. Processo che negli ultimi decenni si è fatto sempre più preoccupante visto che 40 anni fa l’Italia non correva alcun rischio. “Ora invece se non cambieranno le cose, il Mezzogiorno fra cinque anni sarà costretto a scegliere se affidare le proprie risorse idriche all’agricoltura o al turismo, perché l’acqua non sarà sufficiente per tutti i fabbisogni”, continua Iannetta.

Cosa fare quindi? “Prima di tutto bisogna razionalizzare le risorse”, conclude Iannetta: “Basterebbe usare le acque reflue per l’agricoltura o far pagare l’acqua agli agricoltori per limitare gli sprechi. Servirebbero poi degli interventi per rimettere in sesto la rete idrica; nel Mezzogiorno, in alcuni punti, le perdite arrivano fino al 50 per cento”. Il progetto dell’Enea cerca proprio di aiutare le amministrazioni pubbliche a intervenire sul territorio facilitando loro le decisioni che grazie ai dati di Riade saranno più mirate (e corrette) rispetto al passato. (f.g.r.)

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