Ket-Lab: ecco le ricerche di punta

Credits: ket lab
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Scoprire un tumore ai polmoni in fase precoce con una tecnologia alla portata di tutti e a basso costo. Verificare i possibili impatti ambientali delle nanoparticelle presenti nei prodotti chimici. E ancora, scrutare nel più profondo del sottosuolo con un apparecchio alla portata di tutti o rimediare all’inquinamento marino diffuso da idrocarburi con una boa hi-tech.

Sono solo alcuni dei progetti e prototipi presentati al Ket-Lab, il laboratorio di oltre 1.600 metri quadrati realizzato dal consorzio Hypatia presso l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) a Tor Vergata. Il Consorzio ha infatti realizzato il primo laboratorio di trasferimento tecnologico aerospaziale italiano, in cui non solo si tratta di ricerca ad altissimo livello, ma anche di capacità di trasferirla al settore delle ricerca e sviluppo dell’industria manifatturiera italiana. Il 17 e il 24 maggio scorso si è tenuta la prima edizione della Primavera dell’Innovazione, due appuntamenti internazionali che disegnano la via italiana al trasferimento tecnologico, soprattutto nel campo degli advanced materials and manufacturing. Ed ecco alcuni dei progetti e delle tematiche su cui si sta orientando la ricerca:

NanoBioTech salute prevede lo sviluppo di un nuovo sistema per la diagnosi precoce di tumori basato su nano-sistemi ibridi a elevata sensibilità. Il team Hypatia dedicato a questa sezione, sviluppata in collaborazione con l’Istituto Imem-Cnr di Parma, ha già ottenuto risultati preliminari sulla sintesi dei nanocomposti che comporranno il biosensore per la rivelazione di bio-marcatori tumorali. La sezione NanoBiotech ambiente, invece, sta mettendo a punto sistemi diagnostici per la comprensione degli effetti tossici delle nanoparticelle immesse dall’uomo nei sistemi naturali e nello specifico il loro legame con l’inquinamento marino e atmosferico.

Sempre nell’ambito della ricerca ambientale, c’è un prototipo, già in via di brevettazione, per la boa per il rilevamento e la cattura di idrocarburi in acqua. Questo sistema sfrutta il galleggiamento delle particelle oleose presenti in mare a causa dell’inquinamento e sversamento petrolieri e utilizza spugne composte da nano tubi di carbonio che ospitano cellule batteriche idrofobiche in grado di assorbire gli olii. Il sistema, inoltre, è dotato di sensori di peso collegati a GPS, che consentono agli operatori di identificare le boe ormai sature di olii, svuotarle e riposizionarle in acqua.

Tecnologie e sistemi ad alto tasso di innovazione scientifica sono applicati anche allo sviluppo di nuovi materiali per l’utilizzo delle energie rinnovabili. Il cuore del progetto, già in fase di pre-industrializzazione, è la tecnologia di deposizione Pulsed Electron Deposition (Ped), che utilizza un cannone a elettroni per la deposizione di film sottili di un semiconduttore quaternario CIGS, materiale per l’assorbimento dei raggi solari ottenuto con una miscela di rame, indio, gallio e selenio), applicabili a substrati molto diversi, come rivestimenti plastici, vernici, superfici metalliche. L’obiettivo del prototipo di questi pannelli costruiti è di raggiungere un’efficienza media del 12%, con costi di produzione inferiori di 0,50 euro per cella: la produzione di celle fotovoltaiche tradizionali, ormai abbandonata in Italia a causa dei bassi costi dei pannelli prodotti nei paesi asiatici, potrebbe così tornare competitiva, contribuendo allo sviluppo del manifatturiero italiano in un settore innovativo.

Per rendere disponibili tecnologie costose e difficilmente trasportabili, trasformandole in tecnologie alla portata di tutti ecco Vega, un apparecchio portatile, che può arrivare a vedere fino a un chilometro nel sottosuolo ed essere impiegato nei campi di indagine sotterranea, dall’edilizia all’archeologia, dall’ingegneria civile all’industria estrattiva, fino ad arrivare alle ricerche ambientali e alle necessità cittadine quali fughe di gas o rilievi della rete sotterranea telefonica e fognaria.

Altre start-up sono Evs: un dispositivo per il monitoraggio e l’analisi della qualità dell’energia elettrica, per misurare le interferenze elettriche e rendere efficiente e continuativo il trasporto di energia nei sistemi; Safe Surface: progetto in fase di brevettazione che propone una soluzione per rendere antimicrobici i materiali plastici di uso comune sia in uso domestico che in campo biomedicale. Infine, la start-up che sta sviluppando bio-fuel da alghe marine e quella che propone un prototipo di filtro per la purificazione delle acque delle lavastoviglie o lavatrici, con possibile applicazione in ambiente aerospaziale per lo smaltimento dei liquidi emessi dalle stazioni e navicelle spaziali.

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