La coltivazione del pesco ha 8 mila anni

La prima pesca coltivata fu assaggiata in Cina, precisamente nella provincia dello Zhejiang, e prima di 7.500 anni fa. Questa è infatti la datazione più antica, ad oggi, stimata per la domesticazione dell’albero di pesco, come riporta uno studio su PLoS One

Domesticare una pianta significa individuare una specie selvatica interessante e iniziare a coltivarla, selezionando le caratteristiche che la rendono più adatta alle esigenze dell’essere umano. In questo modo, nel corso della storia, sono stati selezionati i cereali con i semi e le spighe più grossi, o le banane senza semi. Nel corso di questo processo la varietà prescelta diventa sempre meno adatta alla vita allo stato selvatico, e sempre più bisognosa di cure.

La storia delle principali colture annuali, come il riso e il grano, è studiata e nota da tempo, mentre si sa molto meno sull’origine delle piante arboree. E questo vale anche per il pesco: già si sapeva che la sua coltivazione ebbe origine in Cina, ma questo studio, realizzato dallo Zhejiang Provincial Institute of Relics and Archaeology in collaborazione con l’Università di Toronto Missisagua (Canada), fa ora luce su tempi e luoghi in cui l’essere umano cominciò a selezionarlo.

I ricercatori cinesi e canadesi hanno analizzato oltre 200 semi di pesco trovati in diversi siti archeologici, principalmente nella valle dello Yangtze, datati (con il metodo del radiocarbonio) in un periodo che va più o meno da 8.000 a 3.000 anni fa. Hanno confrontato forma e dimensioni dei semi: da quelli più antichi, piccoli e tondeggianti, ai più moderni, via via più grandi, ovoidali e appiattiti; queste ultime caratteristiche, spiegano gli autori, sono tipiche dei semi di frutti polposi. E il cambiamento progressivo di dimensione e forma testimonia un processo di selezione da parte degli antichi agricoltori cinesi.

Il progenitore selvatico del pesco (la specie Prunus persica) molto probabilmente aveva frutti piccoli, con un sottile strato di polpa. Generazione dopo generazione i nostri predecessori hanno scelto i peschi che producevano i frutti più grandi, più dolci e succosi, ma anche quelli che crescevano più rapidamente e che avevano il periodo produttivo più lungo. I più antichi semi di pesca simili alle forme moderne risalgono al periodo che va da 4.300 a 5.300 anni fa; sono stati quindi necessari circa 3.000 anni per far sì che le antiche pesche somigliassero ai frutti che mangiamo oggi.

Oltre a premetterci di ricostruire la storia del pesco, lo studio mette anche in luce il notevole avanzamento delle tecniche agricole note in Cina nel Neolitico. Gary Crawford, docente di antropologia e co-autore dello studio, fa infatti notare che, per realizzare la selezione, gli antichi cinesi dovevano già conoscere una tecnica complessa come quella dell’innesto: “I semi presentano una grande variabilità genetica e non è possibile sapere se un determinato seme produrrà gli stessi frutti dell’albero da cui deriva. Solo la tecnica dell’innesto poteva garantire il risultato voluto”.

Riferimento: doi:10.1371/journal.pone.0106595.g003

Immagine: 1. P. persica (feral type); 2. P. davidiana var. potaninii; 3. P. davidiana var. davidiana; 4. P. kansuensis; 5. P. persica (domesticated type); 6. P. ferganensis (domesticated type from Xinjiang); 7. P. mira.(@ Yunfei ZhengGary W. CrawfordXugao Chen, PloS One).

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