La cometa di Rosetta è piena di “buchi”

    Li avevano avvistati da tempo, ma solo ora, grazie anche alle osservazioni compiute da vicino dalla sonda Rosetta dell’Esa alcuni ricercatori (in parte italiani) sono riusciti a descriverne caratteristiche ed origine. Stiamo parlando delle numerose fossette, buchi, presenti sulla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, su cui lo scorso novembre è avvenuto il primo accometaggio della storia (e pare che dopo mesi il lander Philae si sia finalmente svegliato ora) e che ora uno studio su Nature presenta come degli analoghi delle doline terrestri (sinkholes), formatesi dalla sublimazione del ghiaccio.

    Le conche osservate sulla superficie della cometa, che si sta avvicinando sempre di più al punto di massima vicinanza al Sole, sono quasi perfettamente circolari e hanno un diametro variabile da decine a centinaia di metri e sono profonde tanto quanto sono larghe, spiega Dennis Bodewits  della University of Maryland, coautore dello studio. “Pensiamo si tratti di doline, formatesi da un processo di crollo superficiale molto simile a quello che dà origine alle doline qui sulla Terra”, aggiunge Bodewits, spiegando che queste conche hanno origine per processi di erosione del sottosuolo che rimuove materiale sotto la superficie, creando delle caverne, esposte poi dal collasso del loro “soffitto”. Quelle della cometa di Rosetta si sarebbero formate così: per sublimazione, innescata da calore proveniente dall’interno della cometa, del ghiaccio di acqua, monossido di carbonio e anidride carbonica nel sottosuolo. Il “soffitto” in superficie dopo di che collasserebbe sotto il proprio peso dando origine a queste doline.

    Le conche osservate sulla cometa sono di due tipi principalmente: profonde e con ripidi fianchi, e meno profondi, simili a quelle osservate su altre comete. Quelli di 67P sembrano però diverse, perché i ricercatori hanno visto che da quelle più profonde (ritenute più recenti) si osservano anche jet di gas e polvere. Forse riconducibili a un processo di sublimazione per esposizione ai raggi del Sole.

    Quanto osservato, commentano gli autori, non fa che dimostrare il cambiamento e le attività sperimentate dalla cometa nel suo approcciarsi alla nostra stella. Cambiamento che la sonda Rosetta e i suoi strumenti a bordo continueranno a monitorare, anche dopo il raggiungimento del perielio (previsto il prossimo 13 agosto), grazie all’estensione della missione fino a settembre del 2016. In questo modo sarà possibile osservare anche come cambia la cometa dopo il suo allentamento dal Sole. Tutto questo servirà a capire meglio l’origine e l’evoluzione delle comete e del nostro Sistema solare.

    Riferimenti: Nature doi:10.1038/nature14564

    Credits immagine: Vincent et al., Nature Publishing Group

     

    LASCIA UN COMMENTO

    Please enter your comment!
    Please enter your name here