La dialettica della vita

Paolo Crocchiolo
L’intrepida sula. Siamo burattini consapevoli dei nostri burattinai inconsapevoli?
Aracne 2009, pp. 252, euro 16,00

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Chi è ancora convinto che il potere dei geni si opponga alla libera scelta sarà costretto a ricredersi: a certi lettori “L’intrepida sula” suggerirà piuttosto che in assenza dell’imprinting genico non ci possa essere neppure libertà. Senza nulla togliere, si badi bene, alla libertà d’interpretazione, che è invece d’obbligo visto il sottotitolo in forma di domanda: “Siamo burattini consapevoli dei nostri burattinai inconsapevoli?”.  Non offre risposte definitive Paolo Crocchiolo, medico e professore di biologia evoluzionistica presso l’American University di Roma, che spezza però un’autorevole lancia a favore di una visione più lucida e meno ideologica della sua disciplina, lasciandone emergere in chiave non dottrinale le implicazioni filosofiche-esistenziali a fianco degli addentellati etici.

Saggio di divulgazione scientifica e insieme inno alla vita, il libro di Crocchiolo sollecita una riflessione critica su importanti nozioni che alla luce dei progressi della genetica appaiono oramai incrostate dal senso comune, a partire dalle  dicotomie classiche libertà-necessità, natura-cultura, maschio-femmina, genetico-ambientale. Sia pur nella molteplicità dei suoi registri, il testo è una costante e variata interlocuzione con il lettore, che viene coinvolto in un’esplorazione immaginifica dell’intreccio fenotipi-genotipi. I fenotipi, ricordiamo, sono gli individui cosi come si manifestano, ovvero gli insiemi di caratteri ereditari espressi, in cui sono inclusi tratti somatici e comportamentali; tratti manifesti, come per esempio il colore degli occhi, e tratti non visibili, come il gruppo sanguigno. Gli individui-fenotipi dipendono, per l’intero arco della propria esistenza, da un intreccio non programmabile di fattori genici e ambientali, e i fattori genici di base sono appunto i genotipi: il corredo sottostante al fenotipo ereditato alla nascita e comprendente anche i cosiddetti caratteri recessivi, destinati a rimanere latenti. Il rapporto fenotipo-genotipo è più simile a un intreccio dialettico che un’opposizione dicotomica, e l’ereditarietà una storia ben più affascinante e complessa di quanto non suggeriscano certi sbiaditi ricordi scolastici.   

Il libro è un mosaico di variazioni su questo leitmotiv, che non potrebbe però essere espresso e percepito in tutta la sua portata se non attraverso la poliedrica molteplicità di registri linguistici, tematici, e perfino dialettali con cui si offre all’intelligenza e all’intuito. Nell’episodio che ispira il titolo, per esempio, il viaggio dell’autore alle Galapagos offre una cornice inconsueta e accattivante per la prima lezione sull’adattamento; tra mangrovie e tramonti equatoriali impariamo che la confidenza dimostrata dalle sule, uccelli simbolo di quelle terre, ai turisti è il risultato di un arrangiamento genico ben calibrato. La prolungata assenza di predatori nell’habitat naturale ha favorito la rarefazione del gene responsabile d’innescare la fuga di fronte a potenziali minacce. In seguito, ogni capitolo-episodio aggiunge un punto di vista diverso e insieme un nuovo spicchio di sapere prendendo spunto dal colorito mondo della vita: è come un innesto di biologia evoluzionistica in campi pregiudizialmente tenuti a margine della disciplina, dalla musica alla storia, dal sogno alla pittura, ai più comuni atti dell’esistenza quotidiana.

Scopriamo cosi che la vittoria degli inglesi sull’Invencibile Armada nel 1588 può essere letta anche come un’astuzia genetica di sir Francis Drake, allora ammiraglio delle forze britanniche. L’ex-corsaro fece infatti leva sul riflesso condizionato per coinvolgere le flotte nemiche nella deflagrazione dei brulotti, imbarcazioni dismesse e prive di equipaggio che per l’occasione erano state caricate di esplosivo. Gli spagnoli scambiarono i brulotti per le navi da guerra che erano soliti affrontare, e non furono quindi in grado di innescare una risposta specifica adeguata; d’altra parte, se nel corso di generazioni precedenti fossero stati ripetutamente esposti a pericoli simil-brulotto, avrebbero potuto sviluppare dei geni capaci di attivare reazioni specifiche in corrispondenza a quel particolare tipo di stimolo. Da un punto di vista biologico-evolutivo il meccanismo che ha determinato la sconfitta degli iberici è lo stesso che ha agito sulla papera di Lorenz. Com’è noto l’ochetta Martina trovandosi accanto l’etologo sin dai suoi primi istanti di vita “decise” di assumerlo come mamma. La paperella era in realtà, al pari delle sue compagne, geneticamente programmata per adottare in qualità di genitore l’individuo che si fosse preso cura di lei nei primi passi fuori dal guscio. Normalmente sono le mamme oche ad occuparsi dei piccoli dopo la schiusa, e non esistono dei fattori di particolare rischio, quali potrebbero essere potenziali errori o predatori, tali da giustificare istruzioni più specifiche sulla scelta del genitore da parte del pulcino.

In più punti del libro l’autore ci invita a riflettere in termini più evolutivi e meno ideologici sul tema della sessualità: il quadro dell’identità sessuale emerge in movimento, una dinamica fluida tra omosessualità ed eterosessualità, monogamia e poligamia, genialità e omnipervasiva libido. L’evoluzione della coscienza e le trasformazioni del carattere sono parte di quella stessa dialettica genotipo-fenotipo che è alla base della vita più elementare, e una migliore comprensione della genetica può forse aiutarci a comprendere meglio noi stessi. Ricordiamo allora che noi fenotipi siamo, si, involucri cangianti di una struttura ben più essenziale, ma che i genotipi da cui dipendiamo sono matrici dinamiche, complessi di potenzialità latenti, predisposizioni virtualmente attivabili da un indeterminabile novero d’inneschi.  Dopo aver letto L’intrepida Sula, del resto, sarà difficile continuare a pensare ai geni come a entità rigidamente determinanti o costrittive. 

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