La filosofia dei sensi

I libri di Montag
Le tattiche dei sensi
Manifestolibri, 2001
pp.175, £25000

La quinta uscita de “I libri di Montag” chiama in causa un nutrito numero di autori e ricercatori di aree non esclusivamente filosofiche. Chiedendo loro di misurarsi con uno dei temi su cui la riflessione filosofica degli anni Novanta ha visto rinascere un ampio dibattito: l’analisi filosofica e neuropsicologica della sensazione umana. A questo tema, pur limitandosi al problema percettivo e cognitivo della visione, gli autori di Montag hanno già dato spazio sin dalle origini del periodico. Ora però il compito è ben più ambizioso: non solo cercare di restituire dignità problematica anche agli altri quattro sensi della tradizione occidentale (ingiustamente trascurati a beneficio della visione, considerata la metafora per antonomasia della percezione umana), ma anche di portare a conoscenza del pubblico teorie e ipotesi scientifiche tese ad allargare l’orizzonte delle facoltà sensoriali umane e, quindi, anche il loro numero. Ecco allora finalmente sancita l’esistenza del senso cinestesico, e del cosiddetto, “senso dell’azione e/o del movimento”, oggetto del fortunato libro di Alain Berthoz “Il senso del movimento” (Mc Graw Hill 1998). La composizione degli articoli e dei saggi rende il volume un ottimo spunto per successivi approfondimenti, sebbene l’analisi, particolareggiata ma mai a corto di chiarezza, già di per sé vada molto oltre degli intenti puramente divulgativi.

Ne sono una prova diretta la lettura e la bibliografia di questi 10 saggi che vale la pena menzionare tutti: “Il naso dei filosofi e l’aroma del materialismo” dello storico della filosofia Massimiliano Biscuso, esperto di cose hegeliane; “Olfatto, unicità di un senso” di Gesualdo Zucco, psicologo dell’Università di Padova; “L’origine tattile della geometria: Merleau – Ponty e il triangolo” e “S’io fosso foco..: dalle icone ai segni e viceversa” rispettivamente di Marco Mazzeo e Fabrizio Ottaviani, filosofi del linguaggio dell’Università “La Sapienza” di Roma; “Il senso distorto”, di Gianfranco Buffardi, psichiatra e filosofo, docente presso la Seconda Università di Napoli; “Sensazioni Conclusive” di Paolo Virno (Università di Cosenza), filosofo e autore di saggi sul rapporto tra materialismo e teorie della natura; “I non astuti contrabbandieri della visione” di Ruggero Pierantoni, dell’Istituto di Cibernetica e Biofisica del Cnr di Genova, che conclude la raccolta. Due parole in più merita il saggio di Brunella Antomarini “Come Indoviniamo: Charles Sanders Peirce e il Connessionismo”. Il titolo potrebbe disorientare per la lontananza storica dei soggetti, ma l’articolo, sebbene carico di pretese filosofiche piuttosto impegnative, rispetta ampiamente le promesse, soffermandosi peraltro su un’acuta analisi tra ontologia e teoria dell’inferenza-segno del realismo cognitivo di Peirce, argomento spesso trascurato dagli studiosi di questo filosofo (soprattutto in Italia). Ultima menzione per i saggi “Il senso del sé: l’ordito della cultura e la trama della mente” di Merlin Donald (noto in Italia per “L’evoluzione della mente”, Garzanti 1996) e “Il senso dell’azione: un approccio neurofisiologico” di Vittorio Gallese. Belli e particolarmente ricchi di notevoli aggiornamenti sulla letteratura corrente nell’ambito delle neuroscienze cognitive, che ben esemplificano uno degli scopi raggiunti dal volume, cioè fornire lo stato dell’arte della questione.

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