La grammatica dei passeri

Più che un canto, quello dei passeri del Giappone (Lonchura striata domestica) è un vero e proprio linguaggio, una concatenazione di sillabe che segue schemi sintattici complessi. A rivelarlo sono due biologi dell’Università di Kyoto (Kyoto, Giappone), in una ricerca pubblicata su Nature Neuroscience che mostra anche come questi animali siano in grado di apprendere, eseguire e distinguere vocalizzazioni caratterizzate da strutture diverse.

Le melodie degli uccelli canori sono costituite da una successione di sillabe, unità sonore separate tra loro da una pausa di silenzio. I passeri del Giappone riconoscono le sequenze sillabiche alle quali sono abituati, e reagiscono a quelle non familiari cantando rumorosamente. Per stabilirlo, gli scienziati giapponesi hanno fatto ascoltare ad alcuni individui vocalizzazioni di tipo diverso: canti naturali, familiari e non, canti modificati, nei quali era stato alterato l’ordine delle sillabe e infine canti costruiti artificialmente dagli stessi scienziati, costituiti da vari schemi di ripetizione delle unità sonore. In ogni prova, agli uccelli è stata fatta ascoltare prima una melodia di base e, solo dopo l’assuefazione, la variante in cui era stato introdotto un cambiamento, verificando la risposta degli individui.

Durante questi esperimenti, i ricercatori si sono accorti che i passeri del Giappone riconoscevano modifiche anche minime nella sequenza di un canto, anche se non sempre riuscivano a individuare tutte le alterazioni. In ogni caso, alcuni dei cambiamenti apportati suscitavano una risposta comportamentale in tutti gli individui, erano cioè universalmente riconosciuti. Secondo i ricercatori, questo suggerisce l’esistenza di regole precise nella concatenazione delle unità sonore. “Tale risultato – spiegano gli scienziati – indica che l’ordine delle sillabe nel canto degli uccelli veicola alcune informazioni, e che i passeri hanno l’abilità di distinguere gli aspetti sintattici della sequenza sillabica”.

L’esito delle ricerche, inoltre, indica che questi uccelli sono in grado di apprendere anche regole grammaticali artificiali – quelle contenute nelle sequenze costruite dagli scienziati. Regole che vengono poi utilizzate per distinguere i nuovi canti. “Come mostrano i nostri risultati – concludono i biologi – gli uccelli canori hanno l’abilità di riconoscere le regole grammaticali in linguaggi liberi dal contesto, un’abilità cognitiva che si pensava fosse esclusivamente umana”. 

E proprio come avviene per l’essere umano, da questo studio è emerso infine che anche in questi uccelli esiste una specifica area cerebrale deputata a elaborare le informazioni del linguaggio.

Fonte: Nature Neuroscience doi:10.1038/nn.2869

1 commento

  1. Sarebbero prorio curioso poter individuare una sintassi canora che provocasse una determinata reazione ad un individuo… E se questa sintassi provocherebbe la stessa reazione in un altro individuo… Sarebbe fantastico… Avremmo scoperto come essere un po come San Francesco? 😉

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