Categorie: Salute

La guerra contro il cancro dell’Istituto Nazionale Tumori

Gianni Bonadonna (a cura di)
Una guerra da vincere. L’avventura di una squadra dell’Istituto Nazionale dei Tumori.
Guerini, 2010, pp. 302, euro 22,00

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La parola cancro fa ancora tanta paura perché evoca lo spettro di un male incurabile. Pochi sanno che invece il cancro è, tra le malattie croniche, la più curabile. Merito dell’oncologia, che negli ultimi decenni ha combattuto una guerra senza esclusione di colpi contro quella che è la seconda causa di mortalità dopo le malattie cardiovascolari. A raccontarci la storia di questa battaglia in Italia sono alcuni dei protagonisti: i medici dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.   

L’oncologia medica è giovane, ha appena trentotto anni. Nasce infatti ufficialmente nel 1972 quale sottospecialità della medicina interna nel Nord America. Qui Karnofsky è il primo a considerare il cancro alla stregua di ogni altra malattia che può essere curata. Ed è a Karnofsky che Gianni Bonadonna, curatore del volume, deve un’importante lezione: che “non si può combattere il cancro se non si combatte con e per il paziente” (p.41). In America Bonadonna ha fatto la sua gavetta prima di vivere, all’Istituto dei Tumori di Milano, quella che nel saggio introduttivo “C’era una volta” definisce “una delle più belle avventure che possano capitare a un medico”. Mescolando ricordi personali con notizie scientifiche, Bonadonna ci spiega le basi genetiche del cancro e ci racconta dei primi passi della chemioterapia.

Alla radioterapia e alla sua evoluzione, dal 1899 ad oggi, è dedicato il saggio di Patrizia Olmi, “Storia della radioterapia in Italia”. Altri contributi riguardano la risonanza magnetica, la chirurgia, il trapianto, le cure palliative. E ancora: il carcinoma della mammella, le neoplasie del distretto cervico-facciale, il papilloma virus, l’odontostomatologia e la chirurgia plastica ricostruttiva. Ogni autore presenta la propria specialità medica con uno stile semplice e divulgativo, adatto anche ai non addetti ai lavori. Il libro è comunque uno strumento utile e interessante soprattutto per chi opera nel settore.  

Quattro le sezioni principali in cui si articola: la prima storica, la seconda incentrata su diagnostica e processi tecnologici, la terza sui percorsi di trattamento e l’ultima su alcuni tipi di neoplasie. Il tutto costituisce un mosaico che ci restituisce a tinte vive l’avventura scientifica e umana dell’Istituto Nazionale dei Tumori. A spiccare, in questo quadro, sono soprattutto la tenacia e la dedizione dei medici che ogni giorno si battono in prima linea contro una malattia altrettanto tenace. Emerge che la medicina non è una scienza esatta ma un’arte e, più precisamente, “un’arte dei rapporti umani” come la definisce Enrico Cislaghi nel suo saggio sull’odontostomatologia.  Così, “l’umanizzazione non dovrebbe essere soltanto una parola”, come recita il titolo del saggio di Maria Teresa Scarpa. Il paziente, il malato, l’essere umano al centro di un progetto multidisciplinare: è questa l’ultima frontiera dell’oncologia che, pur giovandosi dei progressi tecnologici, non dimentica che le macchine sono soltanto uno strumento al servizio della conoscenza umana e che nessuna tecnologia potrà sostituire quella presa in carico dell’altro che è il vero compito del medico.

Si profilano cosi all’orizzonte due grandi rivoluzioni, come spiega Vincenzo Mazzaferro in “Il destino dei coriandoli. Vita e scienza intorno al trattamento delle neoplasie epatiche”: da un lato la omics revolution, rappresentata dalla genomica, la post-genomica, la proteomica e le altre “omiche” nascenti, dall’altro “la persona al centro” che pone l’accento sull’irriducibilità e l’irripetibilità dell’essere umano oggetto di cura. Su questo fronte si muove l’individualizzazione delle terapie, che rappresenta anche il punto di convergenza tra le due grandi rivoluzioni in atto. Sia la genetica che il principio di umanizzazione della medicina, infatti, tendono a riportare al centro l’individuo con la sua sofferenza ed il suo carico di bisogni. 

Luisa de Paula

Giornalista pubblicista, filosofa e counsellor, ha vissuto e studiato tra Roma, Urbino, Milano, Londra, Parigi e New York. Attualmente collabora con Sapere e Galileo e lavora a un dottorato di ricerca sull'intenzionalità nel sogno.

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