La guerra del pane

Un vero e proprio atto di biopirateria. Lo avrebbe commesso, secondo Greenpeace, l’azienda Monsanto, depositando all’Ufficio Europeo dei Brevetti (Eub) una variante del frumento utilizzata da secoli nella produzione del chapati, il caratteristico pane dell’India del Nord. Per questo motivo Greenpeace, insieme alla Research Foundation for Science, Technology and Ecology (diretta da Vandana Shiva) e alla maggiore organizzazione indiana di contadini (Bharat Krishak Samaj), ha presentato ricorso presso l’Eub contro il brevetto Monsanto depositato nel maggio dell’anno scorso. La variante depositata avrebbe il medesimo profilo genetico del Nap Hal, il ceppo frutto della selezione operata nel tempo dai contadini indiani per trovare il frumento più adatto alla panificazione. Il Nap Hal contiene infatti meno glutine rispetto ad altri tipi di frumento e quindi si espande meno durante la cottura, a causa di una minore “viscoelasticità”. Il timore è che si apra così la strada alla brevettabilità di specie vegetali che non sono geneticamente modificate, come già accade negli Usa: così i contadini sono tenuti al pagamento di royalties per l’utilizzo delle sementi. Greenpeace punta il dito contro le falle della legislazione europea, che pure non consente di brevettare piante normalmente coltivate. Per Monsanto il problema non sussiste poiché non c’è intenzione di commercializzare la variante, brevettata col nome di Galatea. (m.mo.)

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