La lunga storia delle nostre origini

André Brahic
Figli del tempo e delle stelle
Bollati Boringhieri, 2001
pp. 345, £120.000

“La Natura ci ha lasciato numerosi indizi sulle condizioni che regnavano all’inizio della storia del sistema solare. Ciononostante, essi si trovano talvolta ben nascosti, e non è per nulla facile scoprirli. Spesso sono per metà cancellati… e vi sono numerose false piste”. Proprio alla ricerca di queste informazioni si volge il viaggio che ci propone André Brahic, astrofisico all’Università di Paris VII-Denis Diderot. Così attraverso un inventario del contenuto del sistema solare, una disamina delle caratteristiche degli oggetti spaziali più antichi in esso contenuti, della loro composizione chimica, del loro moto e la scoperta di altri pianeti intorno ad altre stelle, l’autore ci conduce per mano nei meandri delle origini dell’Universo. Svelandoci anche quali siano le false piste che nel corso dei secoli gli scienziati hanno seguito convinti di poter svelare dei segreti ancora oscuri. Infatti, se pure non sappiamo compiutamente come il Sistema solare si sia formato, possiamo per lo meno dire come non lo ha fatto. Teorie e ipotesi a cui l’autore dedica il capitolo che precede le pagine in cui descrive lo scenario dei primi istanti, la formazione della Luna e dei piccoli corpi, fino alla comparsa della vita sulla Terra. Ma Brahic si spinge ancora più il là, guidandoci alla ricerca di altri pianeti abitati – non ha caso, visto che la sua curiosità astronomica lo ha portato alla scoperta degli anelli di Nettuno.

Il libro, un lavoro imponente pieno di nozioni e dati, è scritto con una buona dose di intento divulgativo. Anche se a volte per non cadere nella semplificazione si rischia di essere sommersi da informazioni puntuali su tutti i corpi celesti, tipiche più che altro di un piccola enciclopedia. Ma certo non è impresa semplice fare un bilancio delle conoscenze astronomiche e raccontare in maniera rigorosa quanto è accaduto in quattro miliardi e mezzo di anni. Disegni e illustrazioni aiutano l’impresa e permettono al lettore anche non esperto di avvicinarsi a una materia tanto affascinante. Come nel caso de “Il bacio” di Rodin. La scultura del celebre artista francese è utilizzata per spiegare l’attrazione gravitazionale: “se sono separate da un centimetro di distanza, due persone vengono attratte l’una verso l’altra da una forza gravitazionale che è praticamente la stessa di quella esercitata dalla Luna su una qualsiasi di esse. […] ma questa “piccola” attrazione gravitazionale, centomila volte più debole di quella della Terra su queste stesse persone, è sufficiente per provocare effetti di marea su tutto il volume della Terra”. Quando esemplificare non vuol dire banalizzare.

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