Buone nuove in arrivo da Curiosity. O almeno così sembra, perché per ora alla Nasa hanno la bocca cucita. Tutto quello che si sono lasciati sfuggire, anzi che si è lasciato sfuggire John Grotzinger, uno dei principali ricercatori della missione e geologo del Caltech, con Npr è che lo strumento Sample Analysis at Mars (Sam) a bordo del rover avrebbe ottenuto un risultato tale “da entrare nei libri di storia” mentre analizzava un campione del suolo marziano.
Curiosity è atterrato nel Cratere di Gale su Marte lo scorso 5 agosto, cominciando quel giorno una missione di due anni che ha come obiettivo quello di stabilire se Marte sia mai stato capace di ospitare la vita microbica. Il rover è dotato di 10 diversi strumenti per portare a termine le sue ricerche, ma è proprio Sam il cuore del suo carico. È un laboratorio chimico in miniatura: contiene una vasta gamma di dispositivi che possono vaporizzare suolo e rocce da analizzare, per riscaldare i campioni, per studiarne la composizione e misurare in essi l’abbondanza di alcuni elementi chimici come carbonio,ossigeno, azoto.
Oltre ad analizzare campioni di suolo, Sam è in grado anche di analizzare l’aria di Marte. Quando ha annusato per la prima volta l’atmosfera marziana, ha riscontrato tracce di metano (che per lo meno sulla Terra è prodotto da diversi organismi viventi). Anche allora l’annuncio della scoperta è stato tenuto segreto, perché prima di lanciare una notizia del genere i ricercatori volevano essere certi di star misurando l’aria marziana e non altra aria che il rover si era portato dietro da Cape Canaveral. “Sapevamo fin dall’inizio che c’erano buone probabilità che Curiosity avesse trasportato con sé aria dalla Florida, e volevamo ripetere le misure prima di parlarne”, racconta Grotzinger a Mashable. Le seconde misurazioni hanno poi confermato i dubbi degli scienziati: non c’era traccia di metano.
Questo episodio è uno dei motivi della cautela degli scienziati della Nasa che si rifiutano di discutere i risultati di Curiosity con chiunque esterno all’agenzia spaziale e passano le loro giornate a controllare e ricontrollare i dati. Il mistero fortunatamente potrebbe essere rivelato entro un paio di settimane, come ha spiegato lo stesso Grotzinger in una conferenza stampa durante il meeting annuale dell’American Geophysical Union che si terrà a San Francisco dal 3 al 7 dicembre.
La voce di una scoperta sensazionale a opera di Curiosity, come era prevedibile, ha fatto il giro del mondo in poche ore, e gli scienziati esterni all’agenzia hanno cominciato a speculare su quali possano essere questi fantomatici risultati, sognando anche a occhi aperti. “Se deve finire sui libri di storia, mi aspetto che si tratti di materiale organico”, ha dichiarato a Wired.com Peter Smith del Lunar and Planetary Laboratory della University of Arizona. Smith conosce bene la sensazione che stanno provando Grotzinger e colleghi, è stato ricercatore capo della missione del lander Phoenix della Nasa, arrivato su Marte nel 2008.
Le molecole organiche sono quelle che contengono carbonio e sono potenziali indicatori della presenza di forme di vita. Phoenix, nella sua ricerca di questo tipo di molecole, ha riscaldato un campione di suolo che però durante questa operazione è andato distrutto a causa della presenza diperclorati, sali chimici che si trovano nel suolo marziano. I perclorati reagiscono al calore e distruggono ogni molecola organica complessa, lasciando solo diossido di carbonio.
Il risultato tuttavia non venne considerato come un fallimento, tutt’altro: suggerì che i risultati negativi ottenuti dal Viking negli anni ’70 mentre cercava molecole organiche sulla superficie marziana potrebbero essere riconducibili proprio alla presenza di perclorati. Inoltre, in seguito alla scoperta del Phoenix, Sam è stato dotato di un dispositivo in grado di riscaldare molto lentamente i campioni raccolti (grazie a un laser) in modo da non innescare la reazione dei perclorati.
Se Curiosity avesse trovato composti organici semplici non sarebbe un grande shock secondo Smith, perché probabilmente proverrebbero da meteoriti e asteroidi. Tuttavia indicherebbero che i mattoni della vita sono presenti su Marte e che potrebbero solo aver bisogno dell’aggiunta di acqua (che un tempo era presente sul Pianeta), per produrre organismi.
“ Se invece avesse trovato prove della presenza di composti organici complessi, allora sarebbe una scoperta clamorosa” ha spiegato il ricercatore dell’Arizona: potrebbero essere avanzi di forme di vita complesse una volta presenti sul Pianeta Rosso. “ Ma le possibilità di ottenere un simile da un campione di sabbia prelevato da una duna a caso sono molto basse”.
Via: Wired.it
Credits immagine: NASA/JPL-Caltech/Malin Space Science Systems
Scusate ma se è possibili/probabile che sul rover ci sia stata presenza di aria terrestre non è possibile/probabile che ci siano anche forme di vita terrestri tipo batteri?
(Ero convinto che prima del lancio avessero fatto una sterilizzazione e che durante il viaggio tutta l’aria e/o forme di vita fossero state eliminate dal vuoto.)
Se questo è vero tutte le altre sonde non potrebbero avere portato altra aria terrestre e associati?
Salòuti
Il sospetto che precedenti sonde indirizzate su marte possano
aver portato aria terrestre unitamente a batteri è molto forte,
l’aver trovato metano?? significa che forme di vita che lo pro
ducano siano presenti in modo significativo, non fosse altro
che nell’immensità del pianeta proprio in quel luogo infinitesi
male possa esserci CH4 in modo così tangibile??? Mah!!!
Non vorrei che fossero dati che vadano a suffragio dell’immen
so patrimonio necessario per la missione. Grazie