La scienza nell’opera di Gianni Rodari

Pietro Greco
L’universo a dondolo. La scienza nell’opera di Gianni Rodari
Springer 2010, pp.344, euro 26,00

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Pietro Greco, giornalista e scrittore con una lunga storia nella comunicazione scientifica, ha pubblicato L’universo a dondolo. La scienza nell’opera di Gianni Rodari (Springer, 2010, pp.344). Si tratta della rilettura di un tema sul quale esiste un’ampia letteratura, che però non aveva mai considerato l’angolazione scelta dall’autore, quella scientifica. Il libro di cui parliamo si presta ad essere utilizzato in classe, dove la grande quantità di maestri che già apprezza Rodari potrà trovare spunti fantasiosi per le lezioni di scienze e matematica. L’assunto di Greco è che Rodari, relegato nell’ambito della letteratura per l’infanzia e, dunque, minore, appartenga invece a pieno titolo alla letteratura “alta” e faccia parte di quell’esiguo gruppo di scrittori italiani che, a partire da Dante, ha cercato di tenere insieme con esiti straordinari letteratura, scienza e filosofia.

Per illustrare le sue tesi Greco ha diviso in due il volume. La prima parte è un dizionario: l’autore ha cercato nella vasta produzione di Rodari gli argomenti scientifici, matematici e tecnologici che hanno ispirato lo scrittore di Omegna. Ne nasce, quindi, una sorta di antologia, buona per le aule scolastiche (e non solo). I concetti scientifici fanno capolino nelle trame delle storie come nelle filastrocche: per i personaggi di Rodari elencare gli insiemi a cui si appartiene diventa un modo per sentirsi meno soli; le figure geometriche diventano protagonisti animati, come la circonferenza de Il mercante di diametri che ne vende qualcuno dei suoi; gli organi del corpo umano divengono gli anfratti dove giocano a nascondino il barone Lamberto e il suo maggiordomo in C’era due volte il barone Lamberto.

Nella seconda parte del volume Greco ripercorre le vicende personali e professionali di Rodari, ricavandone le origini, le motivazioni, le concezioni che sottostanno a tanto pensiero scientifico nell’opera del grande scrittore per l’infanzia. Si capisce così che la presenza della scienza nella produzione di Rodari non si limita all’uso di concetti scientifici come elementi di costruzione delle storie, ma implica una riflessione sul dirompere di scienza e tecnologia nella società, cui si assiste proprio negli anni Cinquanta e Sessanta quando Rodari si afferma come scrittore per l’infanzia.

Egli è il primo a capire, secondo Greco, che la scienza non può essere elusa nelle storie dei bambini di quegli anni, quelli che hanno visto lo Sputnik, “gli astronauti di domani”, come li chiama Rodari nell’introduzione a Il pianeta degli alberi di Natale. Perché anche, e forse soprattutto, attraverso la scienza quei bambini potranno creare mappe interpretative di un mondo di complessità sempre crescente. La scienza e la tecnologia come elementi insostituibili della formazione di una persona.

E’ così – scrive Greco – che scienza e tecnologia diventano elementi indispensabili dell’arte di inventare storie. Diventano pezzi della grammatica. E infatti, nella Grammatica della fantasia, Rodari sostiene «Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe». E questo, secondo Greco, è un vero e proprio programma di lavoro.

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