La sindrome dello scirocco

Gaetano Rotondo
Ecobioclimatologia
Istituto Italiano di Medicina Sociale
Roma 1998
pp.274, p.n.i.

Forse a qualche purista può far storcere il naso, ma il neologismo che dà il titolo a questo libro – Ecobioclimatologia – rende bene l’idea. E’ un volume sugli effetti biologici esercitati dal clima e dalle variazioni meteoclimatiche sull’organismo umano, sulla sua vita e sulla sua salute. E sui rapporti tra degrado ambientale – l’inquinamento atmosferico o il rumore, per esempio – e malattia. Il campo è vastissimo ma il tentativo di schematizzare è riuscito. Lo stile dell’autore, docente di Medicina aeronautica e spaziale e generale dell’Aeronautica, è qualche volta antiquato; però è semplice, e questo fa di Ecobioclimatologia un libro diretto a chiunque sia incuriosito dall’argomento, esperto o no di questioni mediche o ecologiche.

Il libro è composto da 24 capitoli: ognuno è una monografia a sé. E l’assenza di una linea strettamente sequenziale tra gli argomenti ne facilita la consultazione. Ci sono i temi d’obbligo per un testo di ecologia e climatologia: la chimica e la fisica dell’atmosfera, i principali inquinanti atmosferici, la radioattività ambientale, il clima in Italia, le moderne tecnologie per le previsioni meteorologiche, e così via. Ma nel libro troviamo anche informazioni sulla meteosensibilità e le meteoropatie, e sulle malattie o i disturbi provocati o influenzati dal clima. Apprendiamo, per esempio, che i venti, apparentemente innocui, possono provocare sulle persone meteosensibili le anemopatie. La “sindrome dello scirocco” dà irrequietezza, emicranie, palpitazioni, insonnia, ansia, disturbi vascolari e cerebrali negli arteriosclerotici. E il vento del Sud, che spira in Francia tra Montpellier e Lione, rende i neonati agitati e insonni. Uno spazio è poi dedicato alla giurisprudenza ambientale, alla nozione giuridica di danno ambientale e alle problematiche emergenti dal rapporto tra industria, inquinamento e leggi.

Ma forse l’argomento più interessante, probabilmente perché davvero “di frontiera”, è trattato nell’ultimo capitolo: il Quarto Ambiente dell’uomo, lo spazio cosmico. E’ recente la notizia del progetto di messa in orbita di una stazione spaziale internazionale: una colonia umana terrestre permanente nello spazio. Cosa succederà all’essere umano che, stabilmente o per lunghi periodi di tempo, vivrà in condizioni fisiche diverse da quelle alle quali è adattato? Qualcosa già sappiamo, vista l’ormai lunga esperienza di viaggi in orbita, e qualcosa si può ipotizzare. Sulla base delle conoscenze scientifiche attuali è possibile prevedere che alcune patologie tipiche dell’ambiente terrestre, nello spazio potranno attenuarsi o scomparire, mentre altre potrebbero aggravarsi. In assenza di gravità dovrebbero sparire per esempio le varici venose, le rughe, l’artrosi vertebrale, le scoliosi. L’infarto dovrebbe avere una evoluzione più favorevole, e il processo di invecchiamento si prolungherà nel tempo. Potrebbero aggravarsi le calcolosi rernali, l’osteoporosi, alcune forme di anemia e di cancro della pelle.

In orbita, insieme ai coloni, si trasferirà anche un settore della ricerca biochimica e farmacologica. In assenza di gravità, di sedimentazione e convezione – cpnclude Rotondo – si potranno ottenere ormoni, enzimi, antibiotici, tutte sostanze farmacologicamente interessanti da importare sul pianeta Terra.

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