L’antico indù? Una lingua scritta

Uno spiraglio di luce si è aperto sulla antica scrittura indù, da oltre un secolo refrattaria a ogni tentativo di decifrazione. Al punto da far ipotizzare che potesse trattarsi di un sistema simbolico piuttosto che della versione scritta di un linguaggio realmente parlato. Ma un ricercatore informatico dell’università di Washington è riuscito a dimostrare che le antiche iscrizioni indù hanno una struttura equivalente a quella di altre lingue scritte, antiche e moderne.

Una caratteristica dei sistemi linguistici è che gli elementi che li compongono non seguono un ordine casuale e, tuttavia, non sono nemmeno sempre giustapposti secondo un ordine rigido. C’è sempre una certa flessibilità nella composizione delle parole e delle frasi. Rajesh Rao, coordinatore di un progetto di ricerca che ha coinvolto anche le università indiane di Chennai e Mumba, ha calcolato questo tasso di casualità nelle sequenze di segni delle incisioni indu’ per confrontarlo con quello di cinque sistemi linguistici naturali (inlgese moderno e lingue coeve alle iscrizioni indù, quali tamil, sumero, dravidiano), di quattro sistemi non linquistici (tra cui il DNA e le catene proteiche nei batteri) e di un codice artificiale (linguaggio di programmazione Fortran). Si è cosi scoperto che le sequenze indù hanno un tasso di casualità simile a quello dei sistemi linguistici naturali (in particolare il sumero e l’antico tamil), significativamente inferiore a quello dei codici non linguistici e superiore a quello del Fortran.

Incise su lamine, sigilli, amuleti ed oggetti di ceramica,le enigmatiche iscrizioni sono note da oltre 130 anni ma nessuno è mai riuscito a decifrarle. Riuscirci potrebbe gettare luce sull’antica civiltà indù, fiorita tra il 2600 al 1900 a. C. nella regione al confine tra India e Pakistan e di cui pochissimo sappiamo. Rajesh Rao e collaboratori, comunque, non sono disposti ad arrendersi.”Faremo tutto il possibile per andare avanti. Inizieremo analizzando la struttura e la sintassi per capire che regole grammaticali sottendano. Un giorno arriveremo a decifrare il codice, e allora, chissà, forse avremo un equivalente indù della Stele di Rosetta…”

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