Le oche non sono stupide

John Mitchinson, John Lloyd
Il libro dell’ignoranza sugli animali
Einaudi 2009, pp. 304, euro 16,00

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Le oche si comportano «da oche»? Le mucche sono responsabili dell’effetto serra? Le api sono davvero cosi intelligenti come si crede? A queste e altre mille domande risponde “Il libro dell’ignoranza sugli animali”, scritto da John Mitchinson e John Lloyd dopo il grande successo de “Il libro dell’ignoranza”, per mesi in cima alle classifiche dei best-seller inglesi. Il volume, che in Italia è fresco di stampa, in Gran Bretagna è già stato un successo ed è inserito dalla critica in liste d’élite. Erede degli antichi bestiari, il lavoro di Mitchinson e Lloyd si presenta come una mini-enciclopedia zoologica che combina la biologia moderna con l’eterna, fiabesca passione per il mondo animale. Al fascino e alla piacevolezza della lettura contribuiscono le illustrazioni di Ted Dewan, che corredano i testi intrecciando le suggestioni del disegno con efficaci note esplicative.

Dall’acaro alla volpe, cento diverse specie ci vengono presentate in ordine rigorosamente alfabetico. Incontriamo illustri sconosciuti, come lo ctenoforo e il binturong, accanto a vecchie conoscenze, come il cane e il gatto, che ci appaiono però sotto una luce del tutto insolita e accattivante, dotati di caratteristiche che mai gli avremmo attribuito e che faremmo invece bene a conoscere. I labrador, per esempio, sono in grado di diagnosticare tumori alla mammella e ai polmoni meglio di qualsiasi impianto diagnostico, semplicemente fiutando l’alito delle persone malate. I gatti, invece, non amano il cibo per gatti perché gli guastano le gengive, mentre il latte può provocargli fastidiose gastriti. Dell’elenco fanno poi parte creature che forse neppure sospettavamo fossero animali, come i coralli e i cetrioli di mare, che, guarda un po’, respirano dal sedere. Uno degli innumerevoli trucchi dell’adattamento, che ha insegnato ad altre specie a integrare la dieta con i propri escrementi o a dormire solo con metà cervello per mantenersi in allerta dai predatori.

In tanti altri casi le abitudini degli animali sono piuttosto bizzarre, e rivelano un’intelligenza di cui non possediamo la chiave. I gorilla, per esempio, si servono delle foglie in un modo simile a quello degli umani quando usano i tovaglioli, ma chissà cosa intendono fare. Con le loro proboscidi, gli elefanti accarezzano ossa e zanne di parenti defunti, mentre le gru intrecciano in volo complicate danze che da millenni tentiamo invano d’interpretare.

In effetti sono ancora tantissime le domande cui non sappiamo dare una risposta, per esempio: come nascono le anguille? Freud ne sezionò a centinaia senza riuscire a trovare una spiegazione soddisfacente. Rispetto al passato, comunque, abbiamo fatto notevoli passi avanti. I nostri avi pensavano che i castori fossero pesci, i cavalli dei grossi cani, i gorilla donne pelose e Giulio Cesare riteneva le mucche una razza feroce e impossibile da addomesticare. Resta il fatto che ancora oggi molti pensano spesso di sapere molto più sugli animali di quanto sappiano effettivamente. È comune ritenere, per esempio, che lo squalo sia una delle specie più pericolose per la razza umana, quando in realtà uccide tanto quanto le vespe e dieci volte meno delle meduse. Piuttosto è vero il contrario, l’essere umano è una delle specie più pericolosa per gli squali: inghiottendo qualsiasi cosa gli capiti, i più temuti predatori dell’oceano fanno indigestione di abiti, scarpe, targhe e altri rifiuti umani.

Le più notevoli forme d’ignoranza si rivelano nel linguaggio comune. Prendiamo i suini. Ebbene, non è affatto vero che mangiano «come maiali», che sono sporchi «come maiali» e che sudano «come maiali». Tanto per cominciare, non hanno ghiandole sudoripare, e quindi non sudano affatto. Nonostante l’abitudine poco igienica di scavare col muso nel fango, alla pulizia ci tengono molto più di tanti altri animali. In cortile sono gli unici a organizzarsi un’area specifica come latrina e una zona letto che mantengono linda per dormire candidi sonni. Quanto ai piaceri della gola, non v’indulgono come fanno invece talvolta pecore e cavalli. Insomma, la loro cattiva fama è del tutto immeritata. E che dire delle oche? Continuano a passare per sciocche, quando in realtà sono tra le più brave ad apprendere nuovi comportamenti, perfino quando il loro maestro è un umano. Altrettanto dicasi per le pecore, che sanno imparare dai pastori i confini del territorio. Certo, è sbagliato misurare sul metro umano l’intelligenza degli altri animali. Noi non ci sogneremmo neppure di sbadigliare per spaventare un nostro simile, come fanno i gorilla, né tanto meno d’impregnarci la barba d’urina per adescare un partner, come avviene tra i caproni. Ogni specie ha i suoi segreti e il suo stile, e tenendo conto di ciò alcuni modi di dire sono quanto meno fuorvianti. Se ci dicono che abbiamo «la grazia di un elefante» non lo prendiamo come un complimento, ma in realtà, i pachidermi sono talmente aggraziati che nonostante tre tonnellate di peso riescono a camminare in punta di piedi, e mentre toccano terra con invidiabile leggerezza riescono perfino a captare i segnali di un loro simile lontano fino a dieci chilometri.

Questo safari da poltrona – come definiscono il libro i suoi stessi autori – non è solo un libro sull’ignoranza. È anche un inesauribile, esilarante repertorio di curiosità storiche, mitologiche, letterarie sull’interazione umani-animali. Un microscopico assaggio: il poeta romantico de Nerval portava il suo astice da giardino a passeggio per Parigi al guinzaglio di un nastro azzurro; il figlio di Darwin amava suonare il fagotto per i lombrichi del suo giardino.

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