Le previsioni della Rete

Il primo, celebre, esempio è stato Seti@home. Messo a punto dall’università statunitense di Berkeley, il software consente di far parte di un progetto per analizzare segnali extraterrestri, alla ricerca di qualche forma di vita nello Spazio. In che modo? Usando la capacità di calcolo non sfruttata di tutti i computer (connessi a Internet) dei partecipanti al progetto. Il modello Seti@Home, nel corso degli ultimi anni, ha fatto proseliti. È stato il caso di Folding@home, progetto di calcolo distribuito dell’università di Stanford (Usa) per lo studio delle proprietà delle proteine. Ora è il turno del clima. L’esperimento si chiama Climate change e a metterlo in piedi è stata la britannica Bbc. Collegandosi all’home page, in pochi istanti è possibile iscriversi e iniziare a partecipare al calcolo. Si tratta del più grande esperimento di previsione del clima mai pensato. Attualmente operazioni di questo tipo si fanno attraverso supercomputer che hanno il compito di analizzare miliardi di bit di informazioni (provenienti da satelliti, stazioni di terra e altri sensori) e trasformarli in previsioni di lungo periodo. Il principale problema di predire i cambiamenti climatici è infatti proprio la grande mole di dati (temperatura dell’aria o degli oceani, per esempio) che un calcolatore deve elaborare per essere il più preciso possibile. Per questo gli scienziati si affidano a supercomputer. “Ma il più delle volte tutte le informazioni sono difficilmente gestibili da una sola macchina”, spiega Paolo Sottocorona, meteorologo di La7: “per questo è meglio polverizzare il calcolo e affidarlo a più elaboratori”.Il progetto della Bbc è diviso in due fasi. La prima, subito dopo l’iscrizione: a ognuno dei partecipanti viene dato un modello che, partendo dal 1920, deve elaborare previsioni fino al 2000. I modelli che al termine della prima fase saranno vicini alla realtà accederanno alla seconda parte dell’esperimento. In cui i computer dovranno prevedere i cambiamenti climatici da oggi fino al 2080. I risultati finali verranno inviati all’università di Oxford per essere studiati. Secondo gli ideatori del progetto i computer più veloci impiegheranno fra i tre e i quattro mesi a completare l’esperimento, mentre quelli più lenti anche nove. Al momento gli iscritti sono quasi 100 mila, 300 in Italia.”Al di là degli aspetti scientifici e tecnologici”, continua Sottocorona, “mi sembra interessante la modalità che coinvolge il più ampio numero possibile di persone, ognuna delle quali offrirà un piccolo contributo per un progetto così grande. Credo che avrà molto successo, anche nel nostro paese, dove gli appassionati di clima e meteorologia non mancano di certo”. Un modello simile, infatti, potrebbe essere usato anche per previsioni a più breve termine. In Italia, per esempio, le stazioni ufficiali sono circa 100, ma molte di più sono quelle amatoriali. I proprietari di queste stazioni, attraverso forum on-line, si scambiano in continuazione le informazioni a loro disposizione per effettuare previsioni. “Purtroppo questo patrimonio di dati ancora non viene sfruttato al meglio ed è un errore”, conclude Sottocorona: “Un anno e mezzo fa, per esempio, alcuni appassionati, dopo aver fatto diversi calcoli, mi segnalarono che le previsioni dell’Enav nella zona di Linate non erano precise. Avevano ragione loro”.

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