L’esopianeta con la coda

A 33 anni luce dalla Terra esiste un pianeta gassoso chiamato GJ 436b, grande come Nettuno che semina nello Spazio una enorme coda di idrogeno. Il corpo celeste, primo del suo genere a essere individuato, è in una orbita molto stretta intorno alla sua stella, Gliese 436. Si tratta di una nana rossa che si trova nella costellazione del Leone e che con il proprio vento soffia via l’atmosfera del pianeta, costituita in massima parte proprio da idrogeno. Un’altra caratteristica che rende unico questo pianeta è il proprio periodo orbitale: GJ 436b, infatti, descrive una intera orbita intorno alla propria stella in appena 2,64 giorni ed è 33 volte più vicino a Gliese 436 di quanto sia la Terra al Sole e addirittura 13 volte più di Mercurio. Le presentazioni del pianeta sui generis sono state fatte su Nature.

Ma tra tutte le peculiarità, la proprietà che lo rende (finora) davvero unico è il rilascio di una immensa coda di gas, principalmente idrogeno, in una quantità che è stata valutata come simile a 1000 tonnellate al secondo (circa 100 milioni di tonnellate ogni giorno). Le osservazioni effettuate nello spettro dell’ultravioletto con gli strumenti installati a bordo del telescopio spaziale Hubble hanno permesso di verificare che la coda si distende nello Spazio per circa 15 milioni di km. Studi precedenti su altri esopianeti gassosi avevano fatto immaginare la presenza di una coda ma questa è la prima occasione in cui questa caratteristica non solo viene rilevata, ma anche misurata.

I dati sono stati raccolti per via indiretta, valutando quanta parte della superficie della stella madre venisse occultata durante i transiti tra la stella stessa e il punto di vista della Terra. È stato così possibile osservare che se GJ 436b, da solo, occulta solo lo 0,69 per cento di Gliese 436, la sua coda ne nasconde addirittura il 56 per cento.

Anche con le 100 milioni di tonnellate perse al dì, data l’enorme massa del pianeta, sarebbe difficile osservarne la riduzione in tempi brevi: a questo ritmo sarebbe infatti necessario un miliardo di anni per vederla ridursi appena dello 0,1 per cento. Si tratta di un dato di difficile interpretazione, dal momento che altri pianeti analoghi già scoperti hanno già perso, nei circa 15 miliardi di anni di vita dell’Universo, tutta l’atmosfera gassosa, esponendo completamente il nucleo roccioso. Gli autori dello studio ritengono quindi che, in passato, il tasso di rilascio di GJ 436b deve essere stato enormemente più alto.

Riferimenti: Nature doi:10.1038/nature14501

Credits immagine: NASA, ESA, and G. Bacon (STScI)

Gianluca Casponi

Meteorologo a tempo perso, insonne a tempo pieno. Potenziale medico. Mancato astronauta. Mancato pilota. Ora giornalista perché così posso fare tutto insieme.

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