Richard P. Feynman è un nome sicuramente ben noto a chiunque abbia studiato fisica all’università, e presumibilmente anche a chi ha una cultura scientifica generale. In fin dei conti è stato insignito del premio Nobel, e inoltre l’avere fatto parte del gruppo di scienziati che progettò la bomba atomica l’ha reso famoso anche tra la gente comune. Ma la parte forse più importante della fama di Feynman è dovuta alla sua arte oratoria: è stato un conferenziere sempre pronto a stupire il pubblico con i suoi effetti speciali, e i suoi discorsi erano infarciti di aneddoti di tutti i tipi, forse anche perché si rendeva conto che spiegare le sue ricerche non era poi così semplice a meno che non stesse parlando a un pubblico di scienziati. Penguin ha così pensato di raccogliere alcuni dei suoi discorsi non troppo tecnici in questi due libri.
Nel primo, Jeffrey Robbins raccoglie tredici discorsi tenuti in varie occasioni da Feynman: oltre che per dare un’idea della sua arte oratoria, lo scopo principale del libro è cercare di mostrare in maniera comprensibile anche al grande pubblico i suoi pensieri e le sue idee provocatorie. Rispetto ad altre raccolte di aneddoti, qui si parla pertanto di più di qual era il suo approccio alla scienza, partendo da quando era ragazzo, se non addirittura prima: in effetti, suo padre aveva detto a sua madre mentre lei era incinta “se questo nostro figlio sarà un maschio, dovrà diventare uno scienziato”.
Feynman ritiene che sia stato l’approccio datogli da suo padre – che pur senza un’educazione specifica gli insegnò a osservare il mondo senza mai dare nulla per scontato – a fargli ottenere tanti successi. Memorabile il suo rapporto di minoranza della commissione americana sul disastro dello Space Shuttle Challenger, dove riesce a mostrare come i numeri snocciolati dai grandi capi della NASA non possono semplicemente essere veri, il tutto in maniera chiara, anzi troppo chiara: non per nulla non è stato accettato come rapporto ufficiale.
Il secondo libro raccoglie invece tre conferenze (le Danz Lectures, intitolate rispettivamente “The Uncertainty of Science”, “The Uncertainty of Values”, “The Unscientific Age”) tenute da Feynman nel 1963 su scienza, filosofia, religione e società. Il risultato finale è inferiore alla raccolta precedente; ci sono degli ottimi spunti, soprattutto nella prima parte in cui il non ancora premio Nobel spiega come funziona il metodo scientifico, mentre nella seconda parte il tentativo di spiegare scientificamente perché la religione non è scientifica si direbbe pieno di buone intenzioni, ma gestito male. La terza e ultima conferenza, preparata al volo perché si era accorto di avere già trattato tutti i suoi argomenti nelle prime due, è interessante come fonte di aneddoti e per come Feynman cerchi di applicare il metodo scientifico alla sua stessa conferenza, per la precisione ai suoi pregiudizi anticomunisti: il fatto che non ci riesca poi così bene è assolutamente illuminante su come il metodo scientifico non sia affatto facile da seguire.
Richard P. Feynman
The Pleasure of Finding Things Out
Penguin 2007
pp. 270, euro 12,10
Richard P. Feynman
The Meaning of It All
Penguin 2007
pp. 133, euro 10,80
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