Categorie: Società

Lezioni di psichiatria dai quadri

Alfonso Troisi

La mente dipinta

Giovanni Fioriti Editore 2013, pp. 216, €23.

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La mente dipinta, scritto da Alfonso Troisi, è un libro originale: ci mostra 15 dipinti di pittori famosi, ciascuno punto di partenza per un discorso sulla professione di psichiatra, il vero mestiere di chi scrive. Certamente non il mio, il che fa sì che mi trovi in difficoltà nel fornire una recensione di questo aspetto dell’opera, sia pure offerto come divulgazione.

Ma mi spinge a parlarne l’originalità dell’idea e l’ottima scelta dei dipinti. Sono stati gli abbinamenti di ciascuno di essi con caratteristiche della vita delle persone che mi hanno incuriosito. E ho capito che la sensibilità degli artisti ha collocato il suo quadro nel contesto sociale della sua epoca.

Cominciamo con l’opera che riguarda appunto il mestiere del medico: il titolo è CURA, l’autore – che non conoscevo prima, Sir Luke Fieldes. 1887. Di notte, in un ambiente un po’ squallido, un bambino dorme. Seduto, leggermente proteso verso il bimbo, il medico sta meditando: sembra emotivamente coinvolto. Troisi lo addita come modello: tra i due stili attuali, il pediatra che ordina varie analisi, e arrivederci, e all’opposto, il medico che parla con il paziente, magari lo  tocca e gli sorride. “Il nostro cervello emotivo prende il sopravvento sulla razionalità e tende a concepire ancora oggi le cure che riceviamo da qualcuno come una forma di aiuto motivato dalla compassione e dall’affetto, anche se in realtà di solito abbiamo di fronte un professionista che vuole risolvere il nostro caso applicando le conoscenze scientifiche.“

Anche nei commenti agli altri quadri, che riguardano diversi modi di essere delle persone, il mestiere di medico e in particolare di psichiatra viene esaminato sotto tutti gli aspetti – quello storico, con molti riferimenti a spiegazioni evoluzioniste e quindi partenza dai primati – e quello tecnico che si riferisce alle varie possibilità di cura.

Andiamo subito a un tema ben noto all’autore: FOLLIA. Il dipinto che lo introduce è di Géricault. Davvero magistrale. Non si intravedono comportamenti stravaganti o eccessivi, ma uno sguardo di traverso mette i brividi. Qui, due frasi particolarmente messe in evidenza, e spiegate nel dettaglio: primo: “la salute non corrisponde necessariamente alla normalità statistica”. E, secondo: “siamo stati selezionati per l’adattamento e non per il benessere”… La follia è un tipo particolare di diversità: ma non è il solo.

Il tema DIVERSITA’ è illustrato da Velàzquez: un nano di corte elegantemente vestito, il suo viso è bello, lo sguardo intenso e intelligente. Serio.  Difficile dire che cosa gli passa per la testa.

Troisi  ha molto da dire sulla “reazione ambivalente che la diversità suscita nella nostra mente”, e sul piano etologico, sugli oranghi che “al raggiungimento della maturità sessuale adottano due strategie riproduttive differenti”: chi è portato per il comando dal momento della pubertà comincia a nutrirsi in maniera adeguata, per riuscire a immagazzinare una buona quantità di serotonina, un neuromediatore, sostanza fondamentale per avere successo, mentre gli altri, gli “sfigati” ma furbi adottano strategie di assalto improvviso a femmine loro malgrado isolate, e vai!

Di serotonina si parla ancora nel capitolo POTERE : l’illustrazione  è un quadro di Alma-Tadema del 1902. Raffigura l’entrata a palazzo di Caracalla, onorato adeguatamente da servi e donzelle. Questo imperatore, vissuto nel momento di massimo splendore dell’impero romano, pare avesse la fissa di reincarnare Alessandro Magno. Troisi ha il destro di psicologizzare sia il pitore Alma-Tadema che l’imperatore – il soggetto del suo quadro. Dice che costui qualcosa di buono ha poi fatto, ma qual è il vantaggio evolutivo dell’essere in una posizione dominante?  E si risponde “ è l’accesso preferenziale o  la monopolizzazione delle risorse, tappa intermedia per raggiungere la meta finale di qualunque comportamento adattativo: la trasmissione dei propri geni alle generazioni successive. Ma la meta finale è un obiettivo escluso dalla consapevolezza individuale”. Insomma, questo è un libro non comune che ha molte attrattive.

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