Silvio Garattini: “Sogno un mondo in cui la medicina non è più un mercato”

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(Foto: Matheus Ferrero on Unsplash)

“Potrebbe essere l’epoca in cui la medicina non è più un mercato ma una organizzazione a servizio di chi soffre” sogna Silvio Garattini, medico, fondatore e presidente dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. “E se sogniamo in molti – continua – i sogni possono diventare realtà.” La realtà, tuttavia, è molto diversa da questo sogno e, nella conversazione con la giornalista Caterina Visco, Garattini analizza impietosamente la situazione attuale, dove molte carenze di sistema sono state messe a nudo dalla pandemia di Covid-19. Il principale argomento dell’intervista riguarda il problema dei brevetti sui farmaci, inizialmente promossi per incentivare la sperimentazione ma presto trasformati in ostacoli alla ricerca stessa. Secondo la nostra Costituzione (art. 32) la salute è un bene irrinunciabile, ma nel mondo le speculazioni economiche impediscono di fatto a molte persone l’accesso ai farmaci fondamentali.

Silvio Garattini

Brevettare la salute? Una medicina senza mercato.

Conversazione con Caterina Visco.

Il Mulino 2021

Pp 125, €12,00


Garattini lamenta l’elevatissimo numero di permessi, autorizzazioni e certificazioni necessario in Italia per sviluppare ricerche originali, particolarmente dannoso in un mondo agile e competitivo: la nostra legislatura manca di quelle visioni a lungo termine che riguardano il bene della comunità. Ma anche in Europa gli ostacoli non mancano. L’approvazione di un farmaco da parte dell’EMA ( European Medicine Agency) richiede un lungo percorso di sperimentazione che ne garantisca la qualità, l’efficacia e la sicurezza. Successivamente in Italia l’AIFA ( Agenzia Italiana del Farmaco) può autorizzarne il commercio mentre il CPR (Comitato prezzi e rimborsi) ne stabilisce il prezzo ed eventualmente la sua rimborsabilità introducendolo nel prontuario del Servizio Sanitario Nazionale. In realtà molti dati dimostrano che almeno il 70% dei farmaci approvati dalle autorità non offrono alcun vantaggio e presentano poche modificazioni rispetto a quelli già disponibili sul mercato.

Esistono molti dispositivi, non solo i brevetti, che garantiscono la protezione della proprietà intellettuale anche per piccoli cambiamenti dell’esistente ma questo, spiega Garattini, crea dei veri e propri monopoli esclusivi dei prodotti farmaceutici. Infatti sono protetti non solo i farmaci ma anche i loro ingredienti, i processi di produzione e i dati relativi. Dietro ad un vaccino, per esempio, c’è una fittissima rete di brevetti e dispositivi simili, spesso non proprietà di un unico soggetto; questo rende impossibile la liberalizzazione delle licenze e, per esempio, la produzione dello stesso farmaco in un altro Paese a prezzi più contenuti. Ma la salute è un bene universale e, se le regole di mercato non la garantiscono, dovrebbero essere cambiate. Bisognerebbe ottenere un sistema di protezione della proprietà intellettuale che risponda meglio alle esigenze dei malati, che tenga conto degli investimenti in ricerca e dei legittimi profitti ma che – per esempio – elimini dal costo dei farmaci a carico dei pazienti i contributi (pagati come tasse dai pazienti stessi) con cui gli Stati hanno sostenuto la ricerca delle case farmaceutiche.

Le soluzioni possibili sono diverse, alcune più o meno facilmente realizzabili, e pur descrivendo il suo sogno Garattini ricorda alcuni cambiamenti ottenuti concretamente grazie all’impegno dell’Istituto Mario Negri, che ha sempre “mirato alto” per procedere nella direzione giusta. Altre innovazioni sarebbero possibili: si potrebbe sperimentare una ricerca no-profit, sostituire – secondo una proposta dell’economista americano Stiglitz – il sistema dei brevetti con un premio una tantum, potenziare la sperimentazione in modo che tenga conto delle differenze di genere sull’effetto dei farmaci, soprattutto non dimenticare che molte malattie non piovono dal cielo ma dipendono dallo stile di vita. Solo il 5% del bilancio del SSN viene speso in prevenzione, di cui si parla di solito molto poco, mentre la maggior parte dei finanziamenti sono orientati verso la cura.

L’intervista si conclude con uno sguardo verso un futuro migliore: una medicina multi disciplinare, una diversa industria farmaceutica, l’idea che l’aiuto al prossimo sia dovere di ogni cittadino, indipendente da ogni profitto. E questi obiettivi lontani possono rappresentare un punto di arrivo, una “ stella cometa” necessaria per indicare la giusta direzione.

Credits immagine: Matheus Ferrero on Unsplash