L’invecchiamento? Una questione di cervello

invecchiare
(Foto: Matt Bennett on Unsplash)

Cosa significa invecchiare? In questo libro il neurologo e specialista in malattie degenerative Yves Agid spiega con efficacia le componenti biologiche, comportamentali e sociali dell’invecchiamento. Il titolo è suggestivo, ma credo che in pochi, uomini o donne, trovino davvero “divertente” la diminuzione delle funzioni del corpo che si realizza al passare del tempo.

Questo “ingorgo di deficit”, come lo ha definito il filosofo francese Régis Debray, non dipende solo dall’età ma, soprattutto, dal funzionamento del cervello, che nella sua complessità non è stato ancora perfettamente compreso.

Tra le persone che incontriamo, consideriamo anziani quelli chi hanno un comportamento da anziano, e spesso li trattiamo al di sotto delle loro effettive possibilità perché mettiamo una stretta relazione tra aspetto e comportamento. Tuttavia non è detto che gli organi del corpo di chi appare anziano funzionino meno bene di chi ha un aspetto giovanile: anche se il cervello sta bene, non tutti sono capaci di sfruttarne le effettive risorse.

Yves Agid

Invecchiare? E’ divertente. Il cervello, padrone del tempo

Carocci Editore – Sfere, 2022

pp.202, € 16,00

Sebbene le funzioni mentali diminuiscano con l’età, ciò accade con velocità diverse sia in uno stesso individuo, sia tra individui diversi. L’invecchiamento, dunque, non è uniforme e nel corpo gli organi si deteriorano più o meno rapidamente a seconda dell’organo e della persona. In particolare, si alterano i funzionamenti di zone specifiche del cervello individuate anatomicamente, ed anche per questo non esiste un solo modo di invecchiare ma se ne riscontrano diversi tipi. Nei diversi distretti cerebrali, infatti, si deteriorano vari gruppi di cellule nervose: e questo spiega sia la grande variabilità dei sintomi che appaiono nel tempo, sia i diversi “percorsi” che fanno diventare anziani.

Il cervello è una struttura estremamente complessa, e nel tempo invecchiano sia i neuroni da cui è composto sia i diversi tipi di cellule gliali che partecipano al loro sviluppo e alla loro funzionalità. Studi recenti hanno dimostrato che la perdita neuronale non aumenta con gli anni e varia da soggetto a soggetto: tuttavia i neuroni perdono forza col passare del tempo, la loro attività rallenta e diminuiscono i contatti sinaptici. A questo il cervello stesso reagisce con varie forme di compensazione, e possono essere attivati altri neuroni che sopperiscono funzionalmente, aggirando la difficoltà presentata, ad esempio, da un deficit cognitivo.

Aiutandosi con numerosi esempi, grafici e tabelle, Agid spiega la differenza tra un invecchiamento normale ed uno patologico, insistendo sul bisogno di accordarsi sul significato del termine “normalità”. Nessuno può essere definito “normale” perché ognuno ha le sue peculiarità: per esempio, la perdita neuronale può avere conseguenze gravissime o essere variamente compensata; e le stesse malattie degenerative, clinicamente individuate, possono svilupparsi ancora più lentamente di un normale invecchiamento tanto da non provocare danni evidenti alla persona che le presenta. Per questo, non è facile distinguere una malattia degenerativa a progressione lenta da un invecchiamento accelerato “normale”.

La morte neuronale si accompagna, di solito, dall’aumento di tessuto cicatriziale nella zona colpita. Agid propone possibili inversioni di causa/effetto nella spiegazione dei vari eventi: è la perdita neuronale che provoca i cambiamenti istologici o, viceversa, sono questi che provocano la morte neuronale? E’ la sofferenza neuronale che produce i depositi di amiloide osservabili in diverse patologie, o l’accumulo di queste anomalie istologiche a indebolire i neuroni?

Le cause delle malattie degenerative possono essere genetiche e ambientali: l’ereditarietà può avere un ruolo importante per alcune di queste ma, nel corso della duplicazione cellulare, esistono sempre delle mutazioni spontanee che possono essere ereditate: quanto queste influiscono sull’invecchiamento? Si può immaginare, come causa per la degenerazione neuronale l’effetto di fattori ambientali ancora sconosciuti?

Un intero capitolo è dedicato ad una breve analisi delle malattie degenerative più diffuse (Alzheimer, Parkinson, SLA. Huntington, atasia cerebellare, demenza fronto-temporale) di cui si cominciano a comprendere i meccanismi molecolari e i segni istologici. Alcune di queste sono raramente ereditarie, di altre si conosce bene la genetica ed i rischi derivanti da genitori portatori dei geni responsabili.

L’ultima domanda provocatoria di Agid è: ma si muore di vecchiaia o di malattia? Che sia temuta o attesa, comunque, la morte non è mai come ce la aspettiamo ed è sostanzialmente dovuta all’arresto cardiaco. L’idea del neurologo è che si muoia di malattia, anche se alcune condizioni patologiche (comprese le cadute!) predispongono gli anziani a complicazioni acute che possono portare all’arresto cardiaco, e quindi alla morte.

Il testo si conclude con una nota di ottimismo: anche se non è proprio divertente, l’invecchiare può essere affrontato con buon senso, magari impegnandosi a trovare nuovi interessi, a sentirsi utili e sfuggire così alla depressione. Servirebbe piuttosto una attenta gestione politica dell’invecchiamento, che offrisse agli anziani supporti per una vita dignitosa e inoltre potenziasse studi e ricerche sulle malattie degenerative in modo da poter anticipare le diagnosi e sviluppare nuove possibili terapie.

Credits immagine: Matt Bennett on Unsplash