L’ignoranza detta legge

A poco più di due mesi dalla sua approvazione la legge sulla procreazione assistita comincia a dare i suoi frutti. Conseguenza inevitabile dello spirito con cui la norma è stata confezionata. All’indomani della conferenza stampa che ha presentato la sentenza con cui un giudice di Catania ha rigettato la procedura d’urgenza presentata da una coppia di portatori sani di betatalassemia che chiedevano di non essere obbligati al trasferimento degli embrioni se fossero risultati malati, esponenti del mondo politico e scientifico si affrettano a prendere posizione. Il ministro della Salute annuncia linee guida per l’8 giugno, il senatore Antonio Tomassini, presidente della Commissione Sanità del Senato, un decreto legge che modificherà la norma e introdurrà la possibilità di accedere alle tecniche di riproduzione assistita anche alle coppie fertili ma affette da malattie genetiche, rare o infettive. Insomma, si cerca di arginare una legge le cui conseguenze hanno cominciato ad apparire chiare a chi le ha avallate solo ora.

“Chi ha confezionato questa norma non si è documentato a sufficienza, non ha consultato la letteratura scientifica internazionale”, afferma lapidario di Jacques Cohen, embriologo e direttore scientifico dell’Istituto di Medicina Riproduttiva Assistita a St.Barnas, nel New Jersey, e pioniere delle tecniche di procreazione assistita. Lo scienziato è stato uno dei testimonial della campagna lanciata dal comitato “No alla legge 40” durante la due giorni di dibattiti e incontri tenutasi a Roma il 25 e il 26 maggio scorsi. A lui abbiamo chiesto di commentare la situazione italiana.

Professor Cohen, la legge 40 vanifica il ricorso alla diagnosi pre-impianto obbligando il trasferimento di tutti e tre gli embrioni qualsiasi sia il loro stato di salute. A valere sarebbe il principio per cui si può decidere di avere un figlio ma non se ne possono selezionare le caratteristiche. Lei che ne pensa?

”Che dal punto di vista scientifico questo non è corretto. La diagnosi pre-impianto valuta la presenza di molte anomalie cromosomiche, alcune di queste non compatibili con la vita. Durante la fecondazione naturale, così come in quella artificiale, le coppie di cromosomi possono risultare anomale: formate da 3, 4 cromosomi, oppure 1 o nessuno. Quando questo accade l’embrione sopravvive 6-7 giorni. Un tempo troppo lungo da poter aspettare, l’impianto in utero va fatto entro poche ore. Se non facciamo la diagnosi quindi rischiamo di impiantare un embrione che è già destinato a non attecchire. Non cambia niente in termini di determinazione delle nascite, ma può incidere gravemente sulla vita della donna e della coppia. È davvero bizzarro che la legge sia scritta così nei particolari senza avere un’idea precisa di ciò che avviene nei primi istanti di vita dell’embrione”.

Proprio questo sembra il nodo della discussione: la determinazione dell’origine della vita. Secondo lei quando ha inizio?

”Se lei lo chiede a 10 scienziati diversi avrà 10 risposte differenti. Non c’è una verità, ci sono solo opinioni. Personalmente penso che inizi quando il feto comincia a avere sembianze umane, ma è solo il mio parere. Il paradosso della legge è quello di stabilire una volta per tutte l’origine della vita, quando sicurezza dal punto di vista scientifico non esiste. Per me sono molti i momenti meravigliosi nel ciclo riproduttivo di una cellula e tutti meritano il nostro rispetto. Ma non si può dire esattamente quale sia il più importante. Faccio un esempio: negli esseri umani, così come in tutti i mammiferi ma non nelle piante, sia nelle cellule spermatiche che nell’ovulo avviene un rimescolamento dei geni. E questo prima che le due cellule si incontrino. Ebbene, se dovessi indicare un momento importante e da preservare probabilmente indicherei questo. Perché è proprio il rimescolamento dei geni che ci rende tutti diversi. La legge italiana invece permette di manipolare sperma e ovuli mentre stanno per attraversare queste fasi importanti”.

La legge italiana vieta il congelamento degli embrioni. Qual è la sua opinione?

”Dal punto di vista scientifico si tratta di una decisione assurda: il congelamento degli embrioni, che negli umani si esegue fin dall’inizio degli anni Ottanta, è una pratica sicura. I bambini nati da embrioni congelati sono ormai migliaia e i dati ci dicono che il numero di malformazioni o problemi di salute sono in percentuale uguale a quella riscontrata nei bambini nati da embrioni freschi. La legge italiana invece permette, e anzi praticamente incoraggia, il congelamento di sperma e ovuli. Ma mentre nel primo caso si tratta di una pratica sicura ed efficace, nel secondo è un vero azzardo”.

In che senso?

”Il congelamento degli ovuli è molto delicato a causa della complessità della cellula umana. Nel topo si ottengono risultati soddisfacenti, ma l’ovulo è circa 25 volte più piccolo di quello umano. E il volume della cellula è molto importante ai fini del congelamento: più grande è la cellula più difficile è il procedimento. In più quella umana è una cellula che ha un comportamento unico in natura: agisce come se si dovesse dividere e poi si ferma e aspetta lo sperma e, solo dopo che questo è arrivato, entra in uno stadio stabile, il migliore per il congelamento. Sottoporre a un raffreddamento repentino l’ovulo in un’altra fase del suo ciclo vitale vuol dire con molta probabilità produrre dei danni ai cromosomi”.

Eppure questa tecnica è usata in molti centri…

”Certo, e anche noi lo facciamo. Ma solo quando non c’è altra via. E solo dopo aver informato le pazienti che la percentuale di successo è molto bassa. E che, anche se una volta scongelato l’ovulo risultasse adatto e potesse dare vita a una gravidanza e quindi portare alla nascita di un bambino, noi non possiamo garantire sulle condizioni di quel figlio. Mi spiego: nel mondo finora sono nati circa 75 bambini con questa tecnica, troppo pochi per capire se è sicura e se non abbia effetti sul lungo termine. La scarsità di casi non è dovuta al fatto che non ci si sia provato ma alla poca efficienza della tecnica. Spero che questo dato cambi in futuro, ma per ora le evidenze scientifiche ci dicono che è così”.

Insomma una pratica ancora sperimentale?

”Assolutamente si. Che la legge italiana incoraggia. Si promuove così un esperimento sugli umani senza precedenti. Bandire un metodo che funziona molto bene e che preserva la vita mantenendo per un tempo indefinito gli embrioni in grado di formarsi e svilupparsi, e sostituirlo con uno non ancora testato dalle evidenze scientifiche è molto pericoloso”.

Secondo lei come è potuto succedere?

“Penso che chi ha redatto la legge abbia interpellato solo pochi scienziati che hanno promosso il congelamento degli ovuli come se fosse una procedura medica di routine, ma questo è falso. Senza coinvolgere altri esperti, nazionali e internazionali”.

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