L’insospettabile leggerezza dei dinosauri

Libri, documentari, film, parchi a tema: con probabile delusione dei piccoli fan dei dinosauri, tutto ciò che riguarda i popolari rettili preistorici dovrà forse essere rivisto. Sembra infatti che questi animali fossero ben più esili di quanto la maestosità delle loro ossa lasci immaginare. A ridisegnarne la silhouette sono i biologi dell’Animal Simulation Laboratory dell’Università di Manchester, sotto la guida di Bill Sellers. È loro, infatti, un nuovo approccio per calcolarne peso e taglia. 

La spiegazione della tecnica è su Biology Letters. I ricercatori si sono serviti di scansioni laser eseguite su 14 grandi mammiferi viventi (tra cui elefanti, giraffe, renne e orsi polari); l’immagine virtuale degli animali è stata quindi elaborata con un software ideato dai biologi stessi, grazie al quale è stato possibile ottenere il dato sulla minima quantità di pelle necessaria a ricoprire gli scheletri. Dall’analisi dei dati è emersa una relazione: la massa corporea degli animali in vita sembra essere sempre il 21 per cento in più del volume occupato da pelle e ossa, con uno scarto minimo. 

A questo punto, i biologi non hanno fatto altro che applicare l’equazione allo scheletro del grande  brachiosauro (Giraffatitan brancai), attrazione del Museo di storia naturale di Berlino. Il bestione erbivoro, che in base alle precedenti stime avrebbe dovuto fare la sua bella figura contando su 80 tonnellate, è così finito nella categoria dei pesi medi, con appena 23,2 tonnellate. 

Il vero peso e la vera taglia delle specie estinte in tempi remoti sono sempre stati dei punti interrogativi sui libri di paleontologia. Finora, gli esperti si sono basati essenzialmente su due metodi. In un caso si comparano le ossa fossili con ossa di animali viventi e si stima la massa corporea presumendo che le misure varino in modo simile. Ma, come ricorda anche Discover Magazine, il sistema non è affidabile, perché le caratteristiche dello scheletro possono variare molto e non essere direttamente correlate al peso. In alternativa ci si basa sul volume dello scheletro e sulla presunta densità del corpo. Benché migliore, anche questo metodo non dà certezze. La terza opzione proposta da Sellers sembra avvicinarsi di più alla verità. 

Gli autori ammettono, però, che il metodo è stato tarato e testato solo sui mammiferi: non è ancora certo che possa essere applicato direttamente, senza che siano apportati aggiustamenti, anche ai grandi rettili del passato.

via wired.it

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