L’Italia da riutilizzare

A pochi giorni dall’approvazione in Consiglio dei Ministri del disegno di legge che introduce, tra le altre cose, alcune semplificazioni nel campo dell’edilizia (tempi più rapidi per la procedura di “silenzio assenso” per le Soprintendenze e l’obbligo per le amministrazioni di dare un parere esplicito, senza potersi più valere della regola del “silenzio rifiuto”) e che ha sollevato molte polemiche nel mondo ambientalista, preoccupato di vedersi sparire sotto i piedi quel poco di verde che resta ancora in Italia, la Campagna del Wwf RiutilizziAMO l’Italia sposta l’attenzione su un altro livello. 

Agli occhi del Panda le priorità cambiano: non si discute su dove e come costruire in futuro, ma su cosa si può riutilizzare di ciò che già esiste.

Abbandonato da quasi dieci anni, l’ex ospedale Einaudi di Torino, per esempio, potrebbe rinascere sotto nuove e imprevedibili spoglie: una fattoria didattica immersa in un parco urbano. Se lo augurano quei cittadini che hanno consegnato al Wwf il loro progetto su come recuperare l’area dismessa. E di segnalazioni come questa ne sono arrivate già un centinaio. Arsenali abbandonati, terreni incolti ricoperti di erbacce e baracche, capannoni agricoli fantasma, scheletri di industrie ferme oramai da decenni. Sterili spettri di un’epoca passata che non danno nulla e tolgono molto. Sottraendo preziose porzioni di suolo a un paese che viene  cementificato al ritmo di 33 ettari al giorno e su cui è impossibile tracciare un diametro di 10 km senza intercettare un nucleo urbano. Tutti questi “vuoti a perdere” sono un vero e proprio spreco alla luce del nuovo e sempre più condiviso diktat dell’edilizia sostenibile: “costruire sul costruito”.

Per questo la Campagna “RiutilizziAMO l’Italia” chiede ai cittadini, entro il 30 novembre, uno sforzo di immaginazione per reinventare “a misura d’uomo, comunità e ambiente” le aree in disuso che incombono sul paesaggio dietro casa. Le schede con la foto della situazione attuale e le ipotesi sulle future destinazioni vanno compilate on line sul sito del Wwf.

Il materiale su cui testare la fantasia non manca di certo. Lo si trova tutto nel Dossier “Terra Rubata – Viaggio nell’Italia che scompare” che il Wwf insieme al Fai (Fondo Ambiente Italiano) ha reso pubblico nel gennaio 2012 e che verrà riproposto anche sul numero di Sapere di dicembre. Nella sola Sardegna ci sono 144.230 ettari di aree demaniali militari equivalenti a 4,5 milioni di metri cubi, mentre in tutto il Belapese scorrono 7.000 chilometri di ferrovie dismesse e si susseguono migliaia di capannoni abbandonati per un volume complessivo di 7 milioni di metri cubi. Per non parlare degli edifici inutilizzati e delle case vuote (nella sola Milano si contano 3,5 milioni di metri cubi di uffici pubblici e privati non più utilizzati, 880 mila uffici sfitti) e di tutte quelle aree industriali senza vita di cui ancora manca un censimento nazionale, ma alle quali l’Istat attribuisce l’occupazione del 3% del territorio italiano. Un caso per tutti: le infrastrutture realizzate con fondi pubblici intorno al porto di Gioa Tauro sono per 2/3 inutilizzate.

L’iniziativa del Wwf, una sorta di censimento che guarda al futuro realizzato con il supporto di professori universitari (22 adesioni per 11 atenei), ha raccolto idee da tutta Italia. C’è il caso di un’area pubblica consegnata da anni alle erbacce e all’immondizia nelle vicinanze del Parco di Tor Fiscale a Roma che potrebbe, una volta resa presentabile, entrare a far parte del sistema del Parco dell’Appia Antica. E c’è una ricca documentazione su una struttura balneare chiamata Lido Iride che viene lasciato morire sulla spiaggia di Platamona in provincia di Sassari. Il lungo filare di cabine che tra gli anni Sessanta e Ottanta faceva da sfondo alle serate mondane organizzate in riva al mare, oggi è un rudere decadente senza alcuna funzione se non quella di accogliere i rifiuti gettati dai bagnanti della zona. Niente a che vedere con gli sfarzi di un tempo. L’ipotesi avanzata dai cittadini è di trasformare l’area in un punto di ritrovo multi servizi per incentivare il turismo responsabile.

Il Lido Iride, l’arsenale abbandonato che sovrasta la collina di Posillipo e le altre strutture segnalate al Wwf indicano una strada alternativa, forse l’unica percorribile: riutilizzare ciò che si ha prima di costruire ex novo.

Riferimenti e credits immagine: Wwf

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