Luce sulle nostre origini

Juan Luis Arsuaga
Luce si farà sull’origine dell’uomo

Feltrinelli, 2006 pp.377, euro 28,00

I dibattiti sull’origine dell’essere umano sono da sempre i più accesi all’interno delle scienze della vita. Anche dopo il trionfo della teoria dell’evoluzione darwiniana, la discussione ha conosciuto toni decisamente poco consoni all’agone scientifico, soprattutto per i tentativi di utilizzare in modo razzista i concetti che l’antropologia biologica andava chiarendo.

L’oggetto di studio spiega d’altra parte come mai certe tensioni non si affievoliscano, nonché l’attenzione che i media pongono a ogni nuova scoperta – purché resa mediaticamente comprensibile – sul passato della nostra specie. La facilità con cui è possibile divulgare l’idea di un’evoluzione lineare di Homo sapiens, ha poi creato numerosi luoghi comuni, culturalmente sedimentati, ma essenzialmente errati. L’insistere per esempio sul concetto di ‘anello mancante’ da ritrovare nei fossili o nei primati viventi, è indice proprio di una concezione antiquata dell’evoluzione umana, che lega in un’unica catena i diversi passaggi. In realtà, già da molti decenni è divenuto chiaro che più che di un catena evolutiva si debba parlare di un cespuglio. Infatti, dai record fossili, nonché dai dati molecolari, appare chiaro che siano state diverse le specie di ominidi che sono convissute, e diverse ancora le specie del genere Homo che hanno condiviso il pianeta.

L’esempio più famoso è probabilmente quello dei neandertaliani, per decenni considerati progenitori dei Sapiens, mentre le due specie erano in realtà ‘cugine’, e hanno frequentato l’Europa nello stesso periodo. Arsuaga è da ormai oltre un decennio uno dei protagonisti di questo dibattito, e questo libro cerca di tirare le somme dei risultati ottenuti dalla paleontropologia, sia in termini di ricostruzione dell’evoluzione umana, sia rispetto alle idee evoluzioniste in generale. Buona parte del libro è infatti dedicata all’analisi del darwinismo e delle diverse posizioni darwiniane che hanno animato le scienze della vita soprattutto a partire dagli anni Settanta, proprio grazie ad alcune proposte teoriche venute dalla paleontologia.

Basti ricordare la controversia sugli Equilibri Punteggiati che ha avuto in Stephen Jay Gould il grande protagonista, e il cui contributo teorico è centrale nello sviluppo dell’argomentazione presentata da Arsuaga. Un’argomentazione che fondamentalmente mira ad allargare la prospettiva della biologia evoluzionista, riconoscendo un ruolo centrale alla paleontologia che è la scienza che “oltre a descrivere l’evoluzione, analizza il contesto nel quale avviene, e così la spiega”. Per mezzo di questo allargamento e dei dati paleoantropologici che presenta, Arsuaga costruisce un quadro completo della teoria dell’evoluzione, che comprende la selezione naturale come forza principale che dà forma agli adattamenti e ai dettagli degli organismi, ma include anche una buona dose di casualità e di contingenza che vincolano l’azione della selezione.

Con un’ottima capacità divulgativa, Arsuaga conduce il lettore in un viaggio lungo e molto interessante. Peccato che il libro risenta un po’ dei cinque anni trascorsi dalla pubblicazione originale (cui si è ovviato parzialmente con l’aggiornamento della cronologia della paleontologia umana che correda il testo). Inoltre, rimane un dubbio: perché un saggio scientifico di oltre 300 pagine viene presentato senza indice analitico?

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