L’Universo è finito

Simile a un pallone da calcio. La forma dell’Universo sarebbe quella di uno spazio di Poincaré dodecaedrico, un modello sferico composto da dodici pentagoni curvi. Almeno stando all’ipotesi avanzata da un gruppo di fisici francesi assieme a un matematico statunitense su Nature. A indurre i ricercatori a scegliere questo modello è stata l’analisi dei dati forniti dal satellite Wmap (Wilkinson Microwave Anisotropy Probe) della Nasa, lanciato nel 2001. Il satellite è in grado di “vedere” com’era l’Universo appena 380 mila anni dopo il Big Bang, rilevando la radiazione cosmica di fondo, ovvero le tracce residue dell’evento primigenio. In questa radiazione sono presenti delle perturbazioni (analoghe alle onde sulla superficie del mare) che corrispondono ai “grumi” presenti nell’Universo neonato da cui derivarono poi stelle e galassie. Nell’ipotesi, ritenuta da molti plausibile, che l’Universo sia infinito, queste onde dovrebbero poter essere di tutte le dimensioni. Ma le osservazioni di Wmap non contemplano perturbazioni di grande ampiezza, lasciando pensare a uno spazio finito. “Così come le vibrazioni prodotte da una campana non possono essere più ampie della campana stessa”, spiega Jeffrey Weeks, coordinatore del gruppo di ricerca, “una qualsiasi perturbazione nello spazio non può essere più ampia dello spazio stesso”. (m.mo.)

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