L’uragano Mitch

E’ stato giudicato il più grave disastro naturale che si ricordi in America Centrale. L’uragano Mitch, che ha colpito la regione centroamericana tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre dello scorso anno, ha seminato oltre 9000 vittime in Honduras, Nicaragua, Guatemala ed El Salvador, e ha avuto conseguenze gravi su almeno altri 2 milioni e mezzo di persone. Oltre mezzo milione di case sono state distrutte e più di un milione di edifici sono rimasti senza tetto. I cicloni tropicali, come il Mitch, non sono eventi straordinari, si verificano annualmente con una certa regolarità in luglio e in dicembre. L’eccezionalità di Mich è nella sua straordinaria potenza, decisamente superiore alla media degli uragani che periodicamente colpiscono il Centro America.

Il ciclone si è generato nella zona delle Isole di Capo Verde e ha viaggiato da Est verso Ovest per subire poi un ulteriore spostamento verso Nord dovuto alla rotazione della Terra. Come tutti gli uragani, il Mitch si è formato perché il vapore provocato dell’elevata temperatura del mare ha sviluppato una corrente calda che a sua volta è salita verso l’alto. A questo punto la rotazione terrestre, obbligando le masse d’aria calda a ruotare, ha dato origine a venti che in pochi giorni si sono sviluppati attorno a un “occhio”, dando vita al ciclone.

E’ necessario precisare che l’uragano Mitch non ha nulla a che vedere con Il Niño e La Niña. Questi, infatti, sono fenomeni climatici non strettamente meteorologici, hanno un’origine diversa e i loro effetti hanno ripercussioni di vasta portata.

Il Niño come fenomeno climatico non è recente. Anzi, con molta probabilità è antichissimo. I primi studi però risalgono al secolo scorso, quando venne riscontrata una diretta correlazione tra pescosità dell’Oceano Pacifico e condizioni di maggiori o minori precipitazioni sul continente sudamericano. Questa alternanza aveva modalità periodiche piuttosto regolari e, nei primi decenni del secolo, si verificava ogni sei-sette anni. Il periodo però è andato via via accorciandosi e, mentre venti anni fa il Niño si verificava ogni quattro anni, attualmente si presenta con una frequenza insolitamente alta: ogni due anni circa.

Esiste sicuramente una correlazione diretta tra il clima e il fenomeno del Niño. Alcuni ritengono che sia lo stesso Niño a incidere sul clima, ma molti scienziati, osservando il continuo riscaldamento che il clima del nostro pianeta sta subendo, sembrano più propensi a credere il contrario e cioè che la maggiore frequenza del Niño sia dovuta ad un aumento della temperatura globale.

Per questo è necessario tenere ben distinti i fenomeni climatici come il Niño dai cicloni tropicali come il Mitch che, anche se hanno un impatto simile sul territorio, non hanno però le stesse origini e tanto meno la stessa prevedibilità. Un fenomeno come il Niño può essere previsto con un anticipo di mesi, mentre per il Mitch la prevedibilità si aggira attorno a qualche ora e richiede, quindi, un sistema informativo ramificato sul territorio per mobilitare la popolazione in tempi ragionevoli.

I governi del Centro America e dei Caraibi devono affrontare queste catastrofi naturali ogni anno. Tuttavia l’uragano Mitch si è manifestato con una violenza superiore a qualsiasi previsione. Inoltre ha colpito i grandi centri urbani, distrutto intere piantagioni di banane e caffè. Per questo ha mobilitato tutti i governi del Centro e del Sud America che, a maggio, si incontreranno a Stoccolma e, in presenza della Banca Mondiale e della Banca Inter-Americana dello Sviluppo, presenteranno delle proposte per incentivare gli investimenti sul sistema di previsione meteorologico.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here