Categorie: Ambiente

Ma perché le zebre sono a strisce?

Per spiegare l’eccezionalità delle strisce delle zebre e trovare il loro significato adattativo, gli scienziati si sono interrogati a lungo. Ne sono uscite le ipotesi più stravaganti. L’ultima pensata viene da un gruppo di ricerca coordinato da Gábor Horváth della Budapest University of Technology and Economics, in Ungheria, che ha pubblicato i risultati del suo studio sul Journal of Experimental Biology. Eccola qui: il mantello zebrato servirebbe a tenere lontane le mosche cavalline e gli altri insetti ematofagi. Le strisce, infatti, interferirebbero con la riflessione della luce, rendendo le zebre poco attraenti agli occhi di questi animali. 

Le ipotesi più classiche sull’evoluzione dello strano mantello sostengono che le strisce servano a confondere i grandi predatori della savana, come i leoni, che aiutino la regolazione della temperatura corporea, e che facilitino il riconoscimento tra gli individui. Già nel 1980, l’entomologo Jeffrey Waage aveva chiamato in causa la difesa dalle mosche tse-tse: avendo occhi sfaccettati poco adatti a percepire forme in prospettiva, avrebbero difficoltà a distinguere le sagome a strisce. Una spiegazione verosimile: tra gli animali della savana, le zebre sono le più immuni alla malattia del sonno portata proprio dalle tse-tse. Horváth e la sua équipe hanno ripreso quest’ipotesi e condotto un esperimento con le mosche cavalline, o tafani, per dimostrarla. 

Queste mosche sono attratte dalla luce polarizzata. Tale è la luce riflessa dall’acqua (che per gli insetti è il luogo privilegiato per riprodursi e deporre le uova) e dal mantello degli animali cui succhiano il sangue. Per scoprire se un pattern a strisce interferisse con le modalità di riflessione della luce, rendendo questo tipo di sagome meno attraenti, i ricercatori hanno costruito modelli di cavalli neri, bianchi e zebrati. Hanno così scoperto che le mosche ignoravano quasi del tutto i pattern a strisce, preferendo gli altri. 

Modificando ampiezza, densità e angolatura delle strisce, poi, i biologi hanno visto che il modello meno attraente per gli insetti aveva esattamente lo stesso disegno di quello di una zebra reale. “La selezione naturale in zone come l’Africa deve aver spinto affinché le zebre evolvessero il mantello meno attraente per i parassiti ematofagi – hanno spiegato i ricercatori – e questo mantello è proprio quello zebrato”.

via wired.it

Credits immagine: alles-schlumpf/Flickr

Martina Saporiti

Laureata in biologia con una tesi sui primati, oggi scrive di scienza e cura uffici stampa. Ha lavorato come free lance per diverse testate - tra cui Le scienze, Il Messaggero, La Stampa - e si occupa di comunicazione collaborando con società ed enti pubblici come l’Accademia dei Lincei.

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