Colori brillanti e facili da distinguere. Con questo metodo molte piante attirano gli uccelli o gli insetti impollinatori come le api. Ma come fare per rendersi visibili ai pipistrelli e al loro sofisticato sonar a ultrasuoni? La Marcgravia evenia, una pianta della foresta pluviale che sfrutta questi mammiferi volanti per l’impollinazione, ha trovato una notevole soluzione, ora scoperta da Ralph Simon e dal suo gruppo di ricerca dell’Università di Ulm. Il segreto della pianta, svelato su Science, sta nelle foglie concave, capaci di concentrare l’eco a ultrasuoni e diventare un potente radiofaro.
L’uso dei colori per attirare gli insetti impollinatori è una strategia evolutiva ben nota; queste tecniche di “acustica floreale”, invece, sono ancora in gran parte inesplorate. I ricercatori hanno evidenziato che le foglie della Marcgravia generano un’eco a ultrasuoni molto potente, multidirezionale e con una impronta acustica compresa fra le frequenze di 40 e 160 kHz, molto simile alla banda di frequenza utilizzata dai pipistrelli, e quindi per loro facilmente individuabile.
Per dimostrare l’efficienza di questo segnale, Simon e colleghi hanno studiato la velocità con cui i pipistrelli della frutta (Glossophaga soricina) possono localizzare la Marcgravia rispetto ad altre piante. Inserendo del nettare all’interno di repliche di foglie comuni e di foglie di Marcgravia, i ricercatori hanno notato che quest’ultima viene localizzata nella metà del tempo rispetto alle altre foglie. Lo studio ha anche evidenziato che queste foglie-antenne riducono l’efficienza della fotosintesi, una perdita che è tuttavia ampiamente compensata dalla maggiore efficienza nell’attrarre i pipistrelli impollinatori. Far trasportare il polline è l’obiettivo principale, e per raggiungerlo la Marcgravia lancia il suo speciale bat-segnale verso il cielo.
Riferimento: DOI:10.1126/science.1204210
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