Categorie: Fisica e Matematica

Sempre più vicino il bosone di Higgs

Dall‘Lhc di Ginevra promettono che non ci sarà ancora molto da aspettare per il bosone di Higgs, particella descritta dalla fisica teorica e ricercata, per ora senza risultati, dagli studiosi di tutto il mondo. Alcuni dati “insoliti” registrati al Cern in Svizzera fanno, infatti, ben sperare: secondo i ricercatori che lavorano a due dei principali esperimenti del centro di ricerca d’oltralpe, Atlas e Cms (Compact Muon Solenoid), il rilevamento potrebbe essere questione di qualche mese. Il risultato è stato annunciato all’annuale Conferenza sulla Fisica delle Alte Energie della European Physical Society, tenutasi la scorsa settimana a Grenoble in Francia.

La difficoltà nel rilevamento del bosone di Higgs è dovuta al fatto che non si può osservare direttamente nell’enorme getto di particelle prodotte da ogni collisione nell’acceleratore (l’Lhc, appunto): esso è poco stabile e decade quasi immediatamente. La sua esistenza può però essere dedotta se si registra un eccesso dei prodotti dei suoi decadimenti: ovvero le particelle che si creano a partire da questa, man mano che si distrugge. Proprio tale abbondanza è stata osservata dai ricercatori dei due esperimenti che hanno infatti ottenuto dagli urti all’interno dell’enorme macchinario un grande numero di particelle con energie simili a quelle che dovrebbero avere i prodotti della particella di Dio.

I fisici del Cern, tuttavia, hanno precisato che questi risultati sono tutt’altro che definitivi. “Dobbiamo essere molto prudenti, i segnali ottenuti dai rilevatori sono ancora molto deboli e potrebbero non essere confermati nei prossimi esperimenti” ha detto Guido Tonelli dell’Università di Pisa, che ha lavorato all’esperimento Cms. “I segnali potrebbero, inoltre, non dipendere dal bosone di Higgs”, ha voluto precisare il ricercatore italiano. Nonostante l’invito alla cautela Tonelli non è però riuscito a celare il fermento con cui attende le prossime rilevazioni dell’Lhc: “Nel giro di qualche mese riusciremo finalmente a capire, dopo venti anni, se il bosone di Higgs esiste veramente e se tutto quello che abbiamo ipotizzato negli ultimi anni è corretto”, ha concluso.

La particella, infatti, era stata introdotta a livello teorico da Peter Higgs, per dare coerenza al Modello Standard, teoria che descrive le particelle fondamentali e le forze attraverso le quali interagiscono. Essa è l’unica descritta da questo impianto teorico che non è ancora stata osservata in laboratorio e se non dovesse esistere tutto il Modello Standard non avrebbe senso.

Riferimenti: Nature doi:10.1038/news.2011.435

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