Spazio

Il materiale che promette di rendere Marte un pianeta abitabile

Modificare il clima, per realizzare finalmente il sogno di molti di noi: riuscire a colonizzare Marte. Ma come? A provare a rispondere a questa domanda sono oggi i ricercatori dell‘Università di Harvard, del Jet Propulsion Lab della Nasa e dell’Università di Edimburgo, secondo i quali per rendere abitabile il Pianeta rosso bisognerebbe cercare di cambiare il clima su scala regionale, creando delle isolette protette dall’aerogel di silice, un materiale che imita l’effetto serra della Terra. Lo studio è stato appena pubblicato su Nature Astronomy.

La terraformazione di Marte

Per decenni gli esperti hanno cercato il modo migliore per poter rendere Marte abitabile dagli esseri umani: un esempio è quello della “terraformazione”, ovvero un processo attraverso il quale il clima di Marte verrebbe modificato liberando grandi quantità di gas serra (dall’evaporazione di anidride carbonica presente nelle calotte polari marziane) nell’atmosfera del pianeta e, di conseguenza, aumentandone la temperatura (e quindi di avere potenzialmente acqua liquida). Tuttavia, nel 2018, un team di ricercatori dell’Università del Colorado e della Northern Arizona University aveva scoperto che se si utilizzassero tutte le fonti disponibili (ossia gas serra e acqua) sul Pianeta rosso, la pressione atmosferica di Marte aumenterebbe, arrivando però solamente al 7% di quela terrestre. Un valore, quindi, ben lontano da quello necessario per rendere il pianeta abitabile.

Le calotte polari di Marte sono composte da acqua ghiacciata e anidride carbonica congelata (Foto: Harvard SEAS)

Isole abitabili

Nel nuovo studio, tuttavia, i ricercatori hanno osservato che il pianeta rosso potrebbe essere reso abitabile creando delle isole protette dall’aerogel di silice, una sostanza che imita l’effetto serra della Terra e ritenuto uno dei materiali più isolanti che esistano. Dopo una serie di esperimenti e simulazioni in laboratorio della superficie marziana, infatti, gli scienziati hanno mostrato che uno schermo di 2-3 centimetri di aerogel di silice sarebbe in grado di trasmettere abbastanza luce per la fotosintesi, bloccare la radiazione ultravioletta, e portare le temperature di Marte a valori simili a quelli della Terra. “Questo approccio a piccole aree per rendere abitabile Marte è molto più realizzabile rispetto a modificare l’intera atmosfera di Marte”, ha spiegato Robin Wordsworth, ricercatore di Harvard. “Inoltre, a differenza delle precedenti idee per rendere abitabile Marte, questo materiale è qualcosa che può essere sviluppato e testato sistematicamente con materiali e tecnologie che già possediamo”.

Il team di ricercatori ha ora in programma di testare il materiale in climi simili a quelli marziani sulla Terra, come le asciutte valli dell’Antartide o del Cile. Wordsworth, tuttavia, sottolinea che qualsiasi discussione sul rendere Marte abitabile solleva anche importanti questioni etiche sulla protezione planetaria. “Se vogliamo colonizzare Marte, dobbiamo prima essere sicuri che non ci sia alcuna forma vita su questo pianeta”, conclude il ricercatore. “Nel momento in cui decidiamo di impegnarci per rendere Marte abitabile, questa e tante altre domande dovranno avere una risposta”.

Riferimenti: Nature Astronomy

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

Visualizza i commenti

  • Io penso che sciogliendo le calotte polari di marte per creare appunto zone abitabili è un errore. Partiamo dal presupposto che è un pianeta lontano e che in quell'acqua ghiacciata potrebbero esserci tipi di virus o batteri a noi del tutto sconosciuti, di conseguenza si rischierebbe di creare una nuova potenziale malattia che nella peggiore ipotesi potremmo portare anche sulla terra. Ovviamente posso sbagliarmi, non sono un esperto. Ma comunque il rischio c'è.

Articoli recenti

Quel movimento che ci rende umani

Allontanarsi e avvicinarsi, protendersi e ritrarsi, sono aspetti primordiali della relazione tra sé e altro…

6 ore fa

“Così insegniamo agli studenti il benessere mentale”

Coltivare il benessere psicologico per una delle categorie più stressate d’Italia, gli universitari: il programma…

3 giorni fa

Perché il vaccino anti-Covid di AstraZeneca non verrà più prodotto?

No, non è per via degli effetti collaterali. Si tratta di una decisione aziendale dovuta…

4 giorni fa

Immergersi in un buco nero, grazie a una simulazione

Un viaggio attorno alla porzione di spazio-tempo più buia e misteriosa che conosciamo, fino ad…

6 giorni fa

Una modifica al paradosso di Schrödinger per conciliare quantistica e relatività

Un gruppo di fisici dell’Università di Trieste (e di altri istituti) ha proposto una sorta…

1 settimana fa

Il talco può aumentare il rischio di tumore?

Il colosso farmaceutico Johnson & Johnson pagherà 6,5 miliardi di dollari per chiudere le cause…

2 settimane fa

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy.

Leggi di più