Sostanze tossiche pericolose si sono accumulate nel corso degli ultimi decenni nel Mediterraneo. La denuncia arriva da una relazione dell’agenzia ambientale delle Nazioni Unite (Unep), presentata nel corso della Conferenza Internazionale di Catania sullo stato di applicazione della Convenzione di Barcellona per la protezione del mar Mediterraneo. Secondo le stime dell’Unep le sostanze tossiche riscontrate sono biocumulabili e persistenti, capaci cioè di entrare e depositarsi nei cicli vitali e nelle catene alimentari. La Francia risulta essere il paese con il maggior contributo negativo in termini di emissioni di pesticidi clorurati (POPs). Seguono Spagna e Italia. Sul fronte delle diossine – derivanti per i due terzi da attività industriali – l’Italia, con una produzione stimabile tra le 370 e le 985 tonnellate annue, si colloca invece al secondo posto, preceduta solo dalla Francia e prima di Spagna, Grecia e Portogallo. Primato assoluto del nostro paese per l’immissione di metalli pesanti in mare, come piombo, cadmio, rame e zinco. Grave anche la situazione del mercurio, la sostanza tossica più pericolosa per la salute umana: 13 tonnellate emesse dall’Italia, stessa quantità per Grecia, 18 per Spagna e 17 per Francia. Complessivamente nel mar Mediterraneo si depositano circa 55 tonnellate di lindano, la cui produzione è vietata dalla Commissione europea già a partire dai primi anni Novanta, una tonnellata di Poli cloro bifenili (Pcb) e oltre tre tonnellate di B(a)P, sottoprodotti simili alle diossine. Visto il rapporto, il Wwf ha chiesto la ratifica immediata da parte di tutti i paesi mediterranei del protocollo Lbs (Land Based Source Pollution) della Convenzione di Barcellona contro l’inquinamento da fonti terrestri. (r.m.)
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