Paul Krugman
Meno tasse per tutti?
Dagli Usa all’Italia: chi ci guadagna e chi ci perde
Garzanti, 2001
pp.129, £ 22.000
E’ stato il tormentone dell’ultima campagna elettorale in Italia. Ma lo slogan “meno tasse per tutti” non è un’invenzione nostrana. Anzi, l’Italia sembra aver scopiazzato ancora una volta l’America. Il programma politico che ha portato Silvio Berlusconi alla presidenza del Consiglio, infatti, ricalca in gran parte quello del presidente americano Gorge W. Bush. Una formula vincente, quindi, ma del tutto priva di fondamento. E’ quello che sostiene Paul Krugman nell’agile volume “Meno tasse per tutti? Dagli Usa all’Italia: chi ci guadagna e chi ci perde”, una sorta di guida per il cittadino e una lucida riflessione sulla nuova politica fiscale americana e sulle sue reali conseguenze. I tagli fiscali, presentati come una medicina magica capace di risanare le economie malate e di rendere più prospere quelle già sane, sono in realtà poco realistici, dice Krugman, data l’alta probabilità che tutte le previsione fatte risultino sbagliate nel lungo periodo. E’ facile promettere meno tasse ai cittadini senza spiegare quali categorie di spesa si intende ridurre, di quanto e come. Al di là dei facili slogan, infatti, una politica fiscale aggressiva ha immediate conseguenze non solo sul bilancio delle famiglie, ma anche sulle casse dello Stato. E la riduzione delle tasse può finire per favorire alcune categorie di cittadini penalizzandone altre. L’unico vero risultato della nuova riforma fiscale, infatti, come avverte l’autore, sarà quello di agevolare le famiglie dei super-ricchi senza concedere nessuna riduzione ai poveri e alla fascia inferiore della classe media. Ai benestanti spetterebbe un aumento percentuale del loro reddito molto più consistente al netto delle imposte. E, dulcis in fundo, l’eliminazione dell’imposta sulle successioni e sulle donazioni. Una situazione, insomma, molto simile a quella che viviamo in Italia, come ci spiega sapientemente Salvatore Brigantini nella presentazione del libro. Stesse illusorie promesse in campagna elettorale e stesse preoccupazioni sul futuro del Paese. In primo luogo per il rischio di sfondamento del bilancio pubblico italiano, privo dei margini di sicurezza derivanti dal forte surplus Usa e, in secondo luogo, per il pericolo di monopolio informativo. “Se la mitica stampa americana non riesce ad ottenere dati corretti”, si chiede Brigantini, “cosa riusciremo a sapere noi italiani quando l’etere sarà davvero sotto il controllo di un solo soggetto?”
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