Categorie: Ambiente

Metalli, si ricicla troppo poco

Cellulari e computer di ultima generazione, lampade led, celle solari. Tutti gli oggetti elettronici e le applicazioni tecnologiche più all’avanguardia contengono metalli, come piombo, cadmio, oro, cobalto. Risorse in parte rare, estratte e trasformate con un grande impatto sull’ambiente e dispendio di energia. Ma, soprattutto, risorse esauribili. Quando termineranno, molte delle attuali tecnologie potrebbero finire con esse. Cosa fare allora? Per prima cosa, tirare fuori dai cassetti i vecchi cellulari e i computer in disuso. In una parola, riciclare. È il motto dell’United Nations Environment Programme (Unep) e del rapporto Recycling rates of metals: a status report, lanciato ieri durante la Green Week dell’Unione europa. Secondo cui la percentuale di recupero è ancora drammaticamente bassa. 

Soltanto 18 dei 60 metalli presi in esame ha un tasso di riciclo superiore al 50 per cento, con percentuali più basse in alcune economie emergenti; 34 elementi sono addirittura sotto l’1 per cento. Questo nonostante le grandi potenzialità del riutilizzo. “A differenza di altri materiali, i metalli sono interamente riciclabili”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell’Unep Achim Steiner durante la conferenza di Bruxelles. “Possono essere usati più e più volte, minimizzando la necessità di nuove estrazioni e i processi di trasformazioni dei materiali vergini, evitando sprechi di acqua e di energia, e salvaguardando quindi l’ambiente”. Come sottolinea anche il rapporto infatti, riciclare i metalli è dalle due alle dieci volte più efficiente, dal punto di vista energetico, che fonderli dopo l’estrazione. Proprio l’estrazione mineraria, inoltre, da sola incide per il 7 per cento sul consumo mondiale di energia, con emissioni che contribuiscono significativamente al cambiamento climatico.

Il piombo è il metallo più riutilizzato: quasi l’80 per cento dei prodotti che contengono componenti in piombo, soprattutto batterie, va al riciclo. Più della metà del ferro e altri componenti principali di acciaio e acciaio inox, come anche platino, oro, argento e altri metalli preziosi, viene recuperato. Con delle differenze, però. Per esempio, il 70-90 per cento dell’oro utilizzato nelle applicazioni industriali viene riciclato, contro solo il 10-15 per cento di quello derivante dai beni elettronici. Tra i metalli con un tasso di riciclo che va dal 25 al 50 per cento abbiamo il magnesio, il molibdeno e l’iridio. Tugsteno, rutenio (usato nell’elettronica e nell’elettrochimica) e cadmio, invece, fanno registrare tassi di riciclo dal 10 al 25 per cento. È inferiore al 10 per cento il recupero del mercurio e dell’antimonio, mentre ultimi in classifica troviamo metalli fondamentali per l’industria elettronica e per la green economy: l’indio (usato nei semiconduttori , nelle lampade a risparmio energetico, nel fotovoltaico), il gallio (diodi, led, celle solari), il selenio (led, fotovoltaico, ottica a infrarossi), il tellurio (termo-elettronica e celle solari), il neodimio e il diprosio (magneti per turbine solari) e il lantanio (batterie dei veicoli ibridi). 

Di questo passo, le economie mondiali perderanno la possibilità di fare scorta in vista dell’esaurimento delle risorse, e buona parte delle tecnologie del futuro potrebbe non vedere mai la luce. Secondo un altro rapporto, “Decoupling: natural resource use and environmental impacts from economic growth”, illustrato sempre ieri dall’International Resource Panel dell’Unep, entro il 2050 l’umanità potrebbe arrivare a consumare ogni anno qualcosa come 140 miliardi di tonnellate di minerali, metalli, combustibili fossili e biomasse: tre volte ciò che consumiamo oggi. L’era degli approvvigionamenti facili e a prezzi ragionevoli, quindi, sembra che stia per finire. 

Gli esperti propongono una serie di raccomandazioni: in primis ridurre il consumo di risorse per ciascuna attività economica, secondo, incoraggiare design che rendano più semplice la scomposizione dei prodotti, migliorare la gestione e il riciclo dei rifiuti nei paesi in via di sviluppo, e invogliare gli abitanti di quelli sviluppati a riciclare vecchi cellulari, cavi usb e computer. Solo questo permetterebbe di risparmiare miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra e di creare nuovi posti di lavoro.

Roberta Pizzolante

Giornalista pubblicista dal 2005, è laureata in Sociologia e ha un master in "Le scienze della vita nel giornalismo e nei rapporti politico-istituzionali" conseguito alla Sapienza. Fa parte della redazione di Galileo dal 2001, dove si occupa di ambiente, energia, diritti umani e questioni di rilevanza etica e sociale. Per Sapere, bimestrale di scienza, si occupa dell'editing e della ricerca iconografica. Nel corso negli anni ha svolto vari corsi di formazione e stage nell'ambito della comunicazione (Internazionale, Associated Press, ufficio stampa della Sapienza di Roma, Wwf Italia). Ha scritto per diverse testate tra cui L'espresso, Le Scienze, Mente&Cervello, Repubblica.it, La Macchina del Tempo, Ricerca e Futuro (Cnr), Campus Web, Liberazione, Il Mattino di Padova. Dal 2007 al 2009 ha curato l'agenda degli appuntamenti per il settimanale Vita non Profit.

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