Lo sporco sul tuo smartphone racconta chi sei e cosa fai

(foto via Pixabay)
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Lo smartphone ci può dire molto di una persona, del suo stile di vita e delle sue abitudini, e ciò non avviene solo per merito delle informazioni contenute all’interno della sua memoria ma anche grazie alle tracce di sporco lasciate sulla sua superficie.

Lo ha dimostrato un team di ricercatori dell’Università della California, San Diego, che con un semplice tampone passato sullo schermo e i tasti di uno smartphone di alcuni volontari è riuscito a ricostruire lo stile di vita del proprietario, il suo stato di salute, i cibi preferiti, i posti che ha visitato e i prodotti usati per l’igiene personale.

Gli autori dello studio suggeriscono una vasta serie di possibili usi per queste informazioni provenienti da sporcizia, unto e microscopici residui di pelle accumulati sullo smartphone, e di cui non ci accorgiamo: in campo forense potrebbero aiutare a disegnare il profilo di un sospettato, oppure, in campo medico, potrebbero contribuire al monitoraggio delle condizioni di salute di una persona, per controllare l’aderenza alla terapia o l’esposizione a sostanze tossiche.

Certo, l’analisi dei residui di sporco non è informativa quanto un test del dna o delle impronte digitali (anche se entrambe possono essere ricavate dalle tracce lasciate su gran parte degli smartphone), ma secondo gli autori dello studio possono disegnare un quadro completo delle attività giornaliere di una persona.

In particolare, il lavoro descritto sulle pagine dei Proceedings of the National Academy of Sciences, si è concentrato sull’analisi delle tracce lasciate sugli smartphone di 39 volontari, di cui sono stati raccolti tamponi provenienti da 4 zone diverse del dispositivo e da 8 punti della mano destra del proprietario.

n totale sono stati raccolti oltre 500 campioni che sono stati analizzati con la spettrometria di massa, una tecnica in grado di identificare sostanze sconosciute grazie alle informazioni provenienti dalla loro struttura (spettro).

Una volta raccolti i campioni i ricercatori li hanno potuti comparare con un ampio database di molecole provenienti da numerosi prodotti commerciali e farmaceutici. “Possiamo dirvi se il proprietario dello smartphone è una femmina, se si tinge i capelli, se usa cosmetici, se beve caffè, se preferisce il vino o la birra, se usa creme solari e repellenti per zanzare, e se spende gran parte della sua giornata all’aperto” racconta Amina Bouslimani, uno degli autori dello studio.

“Anche se questa tecnica è ancora ai primi stadi di sviluppo è piuttosto accurata” spiega Pieter Dorrestein, primo autore dello studio e professore di farmacologia alla UC San Diego School of Medicine. “La tecnica diverrà ancora più efficace mano a mano che verranno aggiunte nuove molecole al nostro database di riferimento, database che il nostro gruppo sta continuando ad espandere grazie al crowdsourcing”.

Secondo Dorrestein, inoltre, queste informazioni potrebbero essere arricchite dall’analisi del microbioma intestinale di un individuo. Infatti, nonostante non siano state trovate tracce di materiale fecale sui 39 smartphone da loro analizzati, queste potrebbero comunque essere presenti su molti dispositivi. “La nostra collaborazione con l’American Gut project ci aiuterà a comprendere meglio quali sono le molecole e i batteri presenti nell’intestino umano, in modo da poter usare queste informazione come un ulteriore database di riferimento per la completezza dei nostri studi”.

Via: Wired.it

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