Moratoria sulla soia

Stop all’avanzata dei campi di soia in Amazzonia. Dopo tre anni di campagna di Greenpeace contro la deforestazione e grazie alle crescenti pressioni dei consumatori, le multinazionali del settore hanno ceduto. I maggiori produttori del cereale proveniente dal Brasile, come la Cargill, l’Adm e la Bunge (Usa), la Dreyfus (Francia) e la Maggi (Brasile) hanno dichiarato che per almeno due anni non acquisteranno soia prodotta in terre deforestate illegalmente per far spazio allecoltivazioni. Anche McDonald’s, contro cui Greenpeace aveva organizzato diverse azionidimostrative, si è attivata, per salvaguardare la foresta da ulteriori devastazioni. L’accordo con i produttori di soia arriva dopo tre anni di indagini di Greenpeace sull’impatto negativo della coltivazione di soia in Amazzonia. Recenti ricerche affermano che l’attuale velocità di espansione delle coltivazioni causerà la perdita del 40 per cento della foresta tropicale entro il 2050. Dal 2003 infatti, la foresta ha già perso 70 mila chilometri quadrati, che significa che viene distrutto l’equivalente di sei campi da calcio al minuto. La moratoria è il primo passo: Greenpeace auspica che le multinazionali prendano ora degli impegni concreti per riportare la legalità in questo settore e tutelare i diritti delle comunità indigene. (t.m.)

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