Qual è la musica migliore per addormentarsi?

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(Foto: Daniel Gaffey su Unsplash)

Ci fa star bene, provare emozioni e, talvolta, anche cambiare umore. È l’effetto della musica: che sia classica, rock o pop, i poteri che esercita sul cervello umano sono un vero e proprio mistero. Alcuni brani aiutano anche a conciliare il sonno. Quali nello specifico? Se lo sono chiesti i ricercatori dell’Università di Aarhus, in Danimarca. I risultati, pubblicati sulla rivista Plos One, hanno rilevato che accanto alle persone che scelgono melodie classiche o ambient per cadere tra le braccia di Morfeo, ce ne sono altrettante che invece preferiscono addormentarsi con hit ritmate e cariche di energia, mostrando come la musica possa aiutare a prendere sonno indipendentemente dalle sue sonorità.

Addormentarsi a ritmo di hip hop

Se infatti per la maggior parte delle persone, dormire fa parte della normale routine giornaliera e, una volta rimboccate le coperte e spenta la luce, il sonno arriva in modo naturale e dura fino al mattino, per tante altre non è sempre così ed è necessario ricorrere a diversi stratagemmi per riuscire nell’impresa. Tra questi, coloro che scelgono di ascoltare la musica per rilassare corpo e mente sono sempre più numerosi (fino al 46% degli intervistati secondo alcuni studi epidemiologici), tanto da spingere i ricercatori danesi a capire se le playlist scelte a tale scopo condividano delle caratteristiche universali.

Per scoprirlo, sono state analizzate 225.626 tracce musicali di 985 playlist popolari create su Spotify e associate al tema “sonno”. Gli studiosi hanno estratto i metadati e le funzionalità audio di ogni brano, quali il tempo (il valore che indica la velocità o il ritmo del brano calcolato sulla durata media della battuta), il volume, la ballabilità, l’acustica, la vocalità e il grado di percezione emotiva. Hanno poi messo a confronto queste caratteristiche con un set di dati riferito alla musica in generale. Ed è emerso che le melodie del sonno hanno un ritmo pari in media a 60-80 battiti al minuto (bpm) – la stessa frequenza dei battiti del nostro cuore – sono costanti, senza sbalzi di suoni o di velocità, sono suonate con strumenti acustici, senza percussioni e vocalizzazioni. Caratteristiche, queste, che non sorprendono e che fanno eco ai risultati di ricerche realizzate in passato più piccole rispetto a questo nuovo studio.


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Ma è anche emerso, questa volta a sorpresa, che tra i brani scelti dagli utenti per chiudere gli occhi e dormire, i ricercatori di Aarhus hanno rilevato una variabilità talmente ampia da consentirgli di identificare sei sottocategorie: tre di queste, tra cui melodie classiche e ambient, risultano in linea con i connotati tipici della musica associata al sonno, le altre, invece, presentano un ritmo più veloce, un livello alto di energia e ballabilità, poca acustica e strumentalità, e canzoni anche molto popolari. Una fra tutte, “Dynamite” dei BTS (apparsa nelle playlist analizzate 245 volte): hit, certo, non proprio ideale per rilassarsi e conciliare il sonno, quanto più indicata per ballare o darsi la carica. O anche “Jealous” di Labrinth e “Lovely” di Billie Eilish e Khalid (apparse rispettivamente 62 e 60 volte), brani con un ritmo di 85 e 115 bpm e diverse vocalizzazioni.

Non solo suoni ma anche familiarità con i brani

Come è quindi possibile che tracce musicali ritmate o non solo strumentali abbiano l’effetto quasi simile ad un sonnifero? Cosa accade a livello cerebrale durante la percezione dei suoni musicali? Gli autori dello studio ipotizzano che la risposta del nostro cervello agli stimoli musicali non dipenda solo dai suoni ma anche dal bagaglio di conoscenze musicali acquisito nel tempo: la reazione, in pratica, può essere condizionata da tutto quello che abbiamo ascoltato nel corso degli anni ed è stato immagazzinato nei ricordi di ognuno; da quanto conosciamo bene un brano e ci è familiare; dalle emozioni che ci ha fatto vivere. Insomma, ascoltare la musica che si preferisce per stimolare il sonno potrebbe funzionare allo stesso modo di una melodia ambient, anche se ha un ritmo più veloce.


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“La nostra ipotesi è che la familiarità con un brano renda quest’ultimo molto prevedibile per il cervello, e che questa prevedibilità possa favorire il sonno, nonostante si tratti di una canzone allegra e piena di energia. Certo, per verificare questa possibilità saranno senz’altro necessarie ulteriori ricerche – commentano i ricercatori – Di sicuro, la nostra analisi contribuisce a dimostrare che tra i generi musicali adatti al sonno non esistono stereotipi: le persone che ascoltano la musica per rilassarsi e addormentarsi selezionano brani con caratteristiche diverse per motivazioni che sarà utile approfondire, per esempio per cambiare il proprio stato mentale e fisico, per distrarsi, tranquillizzarsi o anche per abitudine. In più – concludono gli autori dello studio – la ricerca mostra come la musica venga utilizzata nella vita di tutti i giorni per regolare alcuni comportamenti, e in che modo possa essere impiegata nello sviluppo di future strategie terapeutiche”.

Riferimenti: Plos One

Credits immagine: Daniel Gaffey su Unsplash