Naturali oscillazioni del clima

“Le variazioni climatiche sono eventi naturali e ciclici che hanno accompagnato tutta la vita del nostro pianeta. E l’incidenza dell’uomo in questo delicato equilibrio naturale, con l’immissione di anidride carbonica (CO2), incide appena per circa il 6,7 per cento”. Parole di Carlo Alberto Ricci, del dipartimento scienza della terra dell’Università di Siena alla Scuola internazionale di geofisica del Centro di cultura scientifica “Ettore Majorana” di Erice dove ha presentato i risultati di studi condotti in Antartide. “Questo naturalmente non ci autorizza ad aumentare la produzione di anidride carbonica”, ha aggiunto. “Perché se è vero che il nostro pianeta è in grado di autoregolarsi, non sappiamo però quanto tempo impiegherà il sistema per ritrovare l’equilibrio dopo l’incremento comunque sensibile di immissione di CO2 registrata nell’ultimo secolo”.

Le ricerche – condotte mediante perforazioni profonde in Antartide nell’ambito del progetto di ricerca “Cape Roberts Project” che ha coinvolto 60 scienziati di sette nazioni (Australia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Nuova Zelanda, Olanda e Usa) – hanno consentito di studiare “carote di sedimenti portando a un significativo avanzamento le conoscenze sull’evoluzione climatica, oceanogafica e biotica dell’Antartide e dell’Oceano Meridionale negli ultimi 34 milioni di anni”, ha spiegato Fabio Florindo, ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. “Anche se resta ancora molto da definire sul ruolo esercitato dalla calotta glaciale dell’Antartide sulle variazioni globali del clima, questa enorme mole di dati sarà di estrema importanza per la verifica dei modelli matematici inerenti la dinamica della calotta di ghiaccio e sull’evoluzione del clima a scala planetaria”. Già perché quando si parla di clima non ci sono certezze, ma solo approssimazioni matematiche. Comunque dalle osservazioni condotte finora si può concludere che se ci fosse stata una relazione diretta fra aumento di anidride carbonica nell’atmosfera e riscaldamento del pianeta, l’aumento della temperatura avrebbe dovuto essere maggiore. “La gente”, va avanti Ricci, “ha la memoria corta: ha dimenticato il caldo degli anni passati e crede che a ogni stagione la temperatura sia aumentata. Poi chi lo ha detto che la giusta temperatura del pianeta è quella da noi desiderata? È bene ricordare che senza anidride carbonica nell’atmosfera non potrebbe esserci vita vegetale e che senza effetto serra la temperatura scenderebbe di parecchi gradi sotto lo zero, rendendo il pianeta invivibile”.

I modelli matematici a cui sono affidate le previsioni entrano in crisi all’aumentare delle variabili. Per questo ce ne sono diversi, a volte in contrasto fra loro. “Quelli più catastrofici”, spiega ancora Ricci, “prevedono che se nei prossimi 100 anni si continuerà a immettere CO2 nell’atmosfera con lo stesso ritmo odierno, la temperatura media del pianeta potrebbe aumentare fino a tre gradi. Tuttavia noi non sappiamo quale sarà la risposta del sistema naturale”. È come dire: se mangiamo ogni giorno tre fette di torta, il livello della glicemia nel sangue, nel prossimo anno aumenterà – per esempio – di 10 milligrammi. Nessuno sa, però, realmente, se il nostro organismo, mangiando più dolci sarà in grado di produrre un maggiore quantitativo di insulina in maniera da mantenere il livello glicemico dentro parametri fisiologici, impedendo cosi’ l’insorgenza del diabete. Secondo gli scienziati, nello stesso modo, l’Oceano assorbirà la CO2 in eccesso. “Quello che non sappiamo”, ammette Ricci, “sono i tempi: 55 milioni di anni fa’ la temperatura media era di 13 gradi più alta di adesso, poi si è ristabilizzata”. Qualunque sia il modello di previsione o la teoria di riferimento, e indipendentemente dal grado di responsabilità del genere umano, tutti gli scienziati riuniti a Erice hanno concordato nell’affermare che una coerente politica ambientale aiuta il nostro pianeta a mantenere i parametri in equilibrio.

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