Nef nel mirino

La capacità di disarmare gli anticorpi che formano il sistema immunitario tipico dell’Hiv da oggi mostra il fianco a una possibile strategia di difesa. Per la prima volta, infatti, il meccanismo attraverso il quale la proteina virale Nef “rapisce” le cellule dendritiche e destabilizza le cellule natural killer – che insieme formano il primo sistema d’allarme dell’organismo – in modo da creare un microambiente che favorisce la replicazione dell’Hiv è stato descritto nei particolari. A farlo un gruppo di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità guidato da Marina Viora, il cui lavoro apparirà sul numero di agosto di Faseb Journal.

“I risultati del nostro studio possono avere molte implicazioni per il trattamento dell’Aids”, ha spiegato Maria Giovanna Quaranta, primo autore dello studio. “Comprendere la funzione e il meccanismo d’azione di Nef potrà aiutare a scoprire farmaci in grado di bloccare la sua attività: per esempio un vaccino a base della proteina Nef mutata in modo che non sia più capace di aiutare il virus a prendere il controllo della cellula ospite”.

La ricerca apre anche un’altra possibilità: regolando la proteina Nef si potrebbe potenziare o sopprimere l’attività delle cellule dendritiche e di quelle natural killer. Se così fosse, si aprirebbe una via nuova e promettente per curare persone affette da disordini del sistema immunitario. Queste cellule infatti giocano un ruolo cruciale nella risposta innata, la prima a mettersi in moto quando un patogeno entra nell’organismo. Le cellule dendritiche individuano l’estraneo che si è introdotto e organizzano la difesa; le natural killer, invece, sono fra le prime cellule a essere reclutate dalle prime per isolare l’intruso e contenerlo fino a che non si mettono in moto meccanismi più complessi e risolutivi per combattere il virus o il batterio. (l.g.)

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