Gli effetti del Niño sono sotto gli occhi di tutti, ma quali ne siano le cause rimane in buona parte ancora un mistero. In particolare è da verificare se ci sia un collegamento fra la crescente violenza della perturbazione e il riscaldamento globale del nostro pianeta. Una prova in questo senso la forniscono Daniel Schrag e Thomas Guilderson dell’Università di Harvard che, in un articolo pubblicato su Science, riportano i dati di una ricerca condotta su campioni di corallo raccolti vicino alle Isole Galapagos in Sud America. L’analisi al carbonio 14 dei coralli cresciuti negli ultimi 300 anni, secondo i due ricercatori, proverebbe la presenza di correnti particolarmente calde nelle acque dell’oceano a partire dal 1976, esattamente l’anno in cui gli effetti del El Niño hanno iniziato a intensificarsi. Alcuni ricercatori pensano che la perturbazione sia ciclica e i picchi d’intensità casuali ma l’osservazione degli anelli del corallo, simili a quelli delle piante, indicherebbero, sostengono Schrag e Giukderson, un innalzamento costante della temperatura. “Il prossimo passo”, afferma Schrag, “è studiare coralli più vecchi per confrontare le temperature dell’oceano con quelle dell’atmosfera e vedere quale sia stato il comportamento del Niño in passato”.(red.)
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