Neuroni multimedia

È noto da tempo che le scimmie sono in grado di integrare informazioni di diverso tipo per riconoscere i compagni di gruppo e le loro intenzioni, proprio come noi e come molti altri altri animali. Ciò che non sapevamo, fino ad oggi, era in che modo le nostre “cugine” potessero associare versi e facce, ottimizzando, così, il processo di riconoscimento individuale. L’esperimento che contribuisce a chiarirlo è stato pubblicato su Journal of Neuroscience ed è stato condotto da Aif Ghazanfar e collaboratori dell’Università di Princeton (Usa) su una specie di macaco. I ricercatori hanno scoperto che, in queste scimmie, molti neuroni sono in realtà multisensoriali e rispondono in modo diverso a seconda che gli stimoli auditivi e visivi siano contemporanei o meno.

Per le scimmie, che convivono all’interno di gruppi sociali e devono gestire complesse relazioni – conflittuali e amichevoli – è di cruciale importanza saper coniugare stimoli uditivi (che portano un’informazione di tipo sonoro, come una vocalizzazione di minaccia) e visivi (che forniscono un’informazione di sintesi, come il colore della peliccia o i lineamenti facciali).

Il gruppo di Ghazanfar è riuscito a far luce sul meccanismo di integrazione dei diversi stimoli misurando l’attività della corteccia visiva e uditiva, le aree del cervello deputate, rispettivamente, all’elaborazione delle immagini e dei suoni. Le misurazioni sono state effettuate in diverse condizioni: in un caso gli animali potevano sia vedere i compagni di gruppo che ascoltare le loro vocalizzazioni, mentre negli altri casi gli animali potevano alternativamente ascoltare le vocalizzazioni (solo componente uditiva) o vedere i compagni (solo componente visiva).

I ricercatori hanno così osservato che circa l’80 per cento dei neuroni nella corteccia uditiva che risponde alle vocalizzazioni è, in realtà, di tipo multisensoriale, cioè in grado di recepire anche stimoli di tipo visivo. Inoltre, se le scimmie ricevono entrambi i tipi di informazione, le attività delle due aree cerebrali risultano meno sfasate, cioè più “in sintonia” tra loro. Non solo: i neuroni che normalmente rispondono a molteplici stimoli auditivi diventano invece selettivi e rispondono a un solo tipo di vocalizzazione se è presente contemporaneamente anche il messaggio visivo. La vista, cioè, aumenta la selettività dei neuroni auditivi.

La ricerca aggiunge un tassello allo studio delle potenzialità della corteccia cerebrale e dell’evoluzione delle funzionalità neuronale nei nostri parenti più prossimi. (i.n.)

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