Origine della vita, nuove prove dalle provette di Miller

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Una scarica elettrica attraversa una miscela di ammoniaca, metano, vapore acqueo e idrogeno, i gas rilasciati durante le eruzioni vulcaniche. Così Stanley Miller aveva provato, nel 1953, la formazione spontanea di aminoacidi, le unità di base delle proteine che avrebbero poi portato alla nascita della vita sulla Terra.

Nuovi dati dallo storico esperimento di Miller

Oggi, a più di cinquanta anni di distanza, Jeffrey Bada – che di Miller fu allievo negli anni Sessanta – e Adam Johnson dello Scripps Institution of Oceanography (San Diego) hanno rianalizzato con tecniche moderne le provette trovate nel laboratorio dello scienziato deceduto lo scorso anno, e riprodotto gli esperimenti, trovando molti più aminoacidi (14 per la precisione) dei cinque riportati da Miller nel suo articolo “A Production of Amino Acids Under Possible Primitive Earth Conditions”.


La ricerca sull’origine della vita


Il nuovo studio, che offre una nuova interpretazione del ruolo dei vulcani all’origine della vita, è stato pubblicato da Science, la stessa rivista che accettò quello di Miller. I ricercatori hanno analizzato sia le provette utilizzate nello storico esperimento sia altre di esperimenti mai resi noti. Le  analisi hanno mostrato che i campioni contenenti una maggiore varietà di aminoacidi (22) erano proprio quelli in cui Miller aveva inserito anche del vapore, per simulare l’atmosfera fortemente condizionata dalla eruzioni vulcaniche. (s.s.)

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