Categorie: Salute

Obesità: in aiuto anche la medicina cinese?

Thunder god vine.  Si chiama così – in italiano qualcosa come “vite del dio del tuono” mentre il nome ufficiale è Tripterygium Wilfordi – la pianta già da tempo usata nella medicina tradizionale cinese in grado di limitare l’assunzione di cibo, provocando una diminuzione del 45% del peso corporeo nei topi obesi. Lo dimostra uno studio pubblicato su Cell, i cui risultati suggeriscono come la pianta possa aiutare la ricerca nel trovare un farmaco utile nella lotta all’obesità.

Il vero responsabile degli effetti osservati, spiegano i firmatari del paper, è il Celastrol, un composto contenuto nella pianta, che agisce sull’ormone leptina – una sostanza il cui compito è quello di segnalare al cervello quando il corpo ha abbastanza energia, coinvolta nella regolazione del metabolismo e della sensazione di sazietà – migliorandone l’efficacia. Quando la leptina non funziona, aumenta l’assunzione di cibo e l’accumulo di peso, tanto che una delle strategie proposte per combatter l’obesità è quella di utilizzare dei farmaci che aumentino l’attività dell’ormone. Tuttavia  nelle persone obese, nonostante la leptina raggiunga alti livelli nel sangue, non riduce né la fame nè l’assunzione di cibo (come se fossero insensibili all’ormone). Non a caso negli ultimi anni una notevole quantità di ricerca si è dedicata allo sviluppo di approcci che riuscissero a bypassare questa resistenza alla leptina, più che agire sui suoi livelli, ritenendola tra le cause dell’obesità. E così hanno fatto anche i ricercatori guidati da Umut Ozcan dell’Harvard Medical School, partendo da una conoscenza acquisita tempo fa, secondo cui  l’insensibilità alla leptina sarebbe causata da una risposta allo stress del reticolo endoplasmatico (ER), una struttura cellulare.

Ozcan e il suo team hanno prima di tutto consultato un database contenente i profili di espressione genica del genoma umano in risposta al trattamento di alcune colture cellulari con diverse molecole. Tra queste hanno quindi selezionato Celestron, perché sembrava in grado di migliorare la funzione del reticolo e la sensibilità alla leptina nelle cellule umane. Di qui l’idea di somministrare la molecola ad alcuni topi obesi.

Entro una sola settimana di trattamento i topi obesi avevano ridotto la loro assunzione di cibo di circa l’80% rispetto ai roditori obesi non trattati. Dopo tre settimane inoltre i topi trattati avevano perso il 45% del loro peso corporeo iniziale, quasi interamente bruciando depositi di grasso. “Nel corso degli ultimi due decenni, si è fatto un enorme sforzo per trattare l’obesità, cercando di contrastare la resistenza alla leptina, senza ottenere però alcun risultato concreto”, dice Ozcan. “Se Celastrol funziona negli esseri umani, come fa nei topi, potrebbe essere un modo efficace per trattare l’obesità e migliorare la salute di molti pazienti affetti da obesità e complicazioni associate, quali malattie cardiache, fegato grasso, e diabete di tipo 2″.

Anche se Celastrol non ha avuto effetti tossici nei topi, Ozcan esorta vivamente alla cuatela, perchè sono ancora necessari studi approfonditi di tossicologia e studi clinici controllati per dimostrare la sicurezza del composto nelle persone. “Celastrol si trova nelle radici della Thunder god vine in piccole quantità”, aggiunge il ricercatore: “ma le radici e fiori contengono anche molti altri composti. Quindi, potrebbe essere pericoloso per gli esseri umani assumere gli estratti della pianta per perdere peso”. Nei prossimi studi Ozcan e il suo team studieranno i meccanismi molecolari attraverso i quali Celastrol migliora la sensibilità alla leptina.

Riferimenti: Cell http://dx.doi.org/10.1016/j.cell.2015.05.011

Credits immagine: Eric Smith

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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  • Forse non molti sanno che quando venne proclamata la Repubblica Popolare Cinese, vi fu un animato dibattito nelle alte sfere del Partito Comunista su cosa fare della Medicina Tradizionale Cinese.
    Per l'ala modernista del partito era tutta Anticaglia da abbandonare a favore della medicina moderna, di tipo "occidentale".
    L'ala più tradizionalista fece notare però che durante i lunghi anni della Resistenza ai Giapponesi e durante la lotta contro i Nazionalisti spesso l'unica medicina disponibile era quella tradizionale e ad essa molti "compagni" dovevano la vita.
    Alla fine si decise di non abbandonarla, ma di metterla comunque sotto "osservazione" cercando di spiegare i suoi "benefici" alla luce della scienza moderna.
    E questo diede ottimi risultati con l'Agopuntura e con lo studio dei principi attivi delle Erbe consigliate dalla Medicina Tradizionale.
    In effetti spesso sono stati trovati nelle erbe principi attivi efficaci, semmai come avviene sempre in Erboristeria il problema è quello dei "dosaggi giusti" o di separare i principi attivi "benefici" da quelli "controproducenti".
    Dico questo per ricordare che dell'immenso patrimonio di libri di erboristeria cinese solo una parte minima è stata tradotta nelle lingue occidentali.
    Forse ne varrebbe la pena.

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