Vita

Gli occhi, e non le gambe, ci hanno portato sulla terraferma

I nostri antichi antenati erano animali acquatici (pesci) che, nel corso dell’evoluzione, hanno lentamente conquistato la terraferma. Ma, si chiedono da tempo biologi e paleontologi, come è avvenuta la transizione acqua-terra? L’evoluzione delle gambe sembra essere stato un passaggio fondamentale per la locomozione sulla terraferma. Eppure, suggerisce oggi uno studio pubblicato su Pnas le gambe nei vertebrati si svilupparono solo in un secondo momento. Secondo allo sviluppo, prima, di una vista potenziata. In sostanza: gli occhi e non le gambe ci avrebbero fatto conquistare la terraferma.

“Perché”, si chiede Malcolm A. MacIver della Northwestern University, a capo dello studio, “Siamo arrivati sulla terra 385 milioni di anni fa? Noi siamo stati i primi a pensare che la visione potrebbe aver avuto a che fare con tutto questo”. Qualcosa che si è poi rivelato più di un’ipotesi, studiando una sessantina di fossili risalenti al periodo a ridosso della transizione acqua-terra. Gli scienziati hanno infatti osservato che le orbite degli animali studiati hanno triplicato le loro dimensioni prima e non dopo il passaggio sulla terraferma e che questi cambiamenti sono avvenuti in contemporanea a un’altra trasformazione: lo spostamento degli occhi dai lati della testa alla fronte.

Questi cambiamenti avrebbero trasformato le abitudini e il cervello dei nostri antenati: la visione frontale avrebbe permesso loro di ampliare le abilità visive, magari individuando nuove prede sulla terraferma che avrebbero aiutato quindi l’evoluzione delle pinne in gambe. Al tempo stesso la capacità visiva ampliata – poco utile in ambiente acquatico – avrebbe favorito l’espansione del cervello, quindi delle capacità cognitive e delle conseguenti abilità di pianificazione.

La storia del perché gli occhi e non le gambe ci hanno portato sulla terraferma è raccontata anche dal cartone animato della Northwestern University.

Riferimenti: Pnas

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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