Olfatto, perché sopportiamo alcune puzze

Il nostro olfatto ha cambiato faccia nel corso del tempo, o meglio naso. Le nostre cellule olfattive infatti si sono adattate a specifici odori, meglio puzze, diventandovi in qualche caso insensibili. Lo dimostra una ricerca condotta da Kara Hoover della University of Alaska Fairbanks, che insieme all’Università di Manchester ha studiato in che modo il senso dell’olfatto umano si sia evoluto.

L’olfatto è un senso che gioca un ruolo fondamentale nella società umana, ed è connesso in maniera funzionale con il gusto, così come alla nostra capacità di individuare se una sostanza sia sgradevole o meno. Nel nostro naso abbiamo circa 4 milioni di cellule olfattive, divise in 400 tipi diversi (vedi Galileo: Quanto è potente il senso dell’olfatto), ognuna delle quali ha un singolo tipo di recettore: l’odore galleggia nell’aria e si inserisce nel recettore attivando così la cellula.

La maggior parte dei recettori possono rilevare più di un odore, e, uno in particolare, l’OR7D4, ci consente di percepire l’odore caratteristico dell’androstenone, un ferormone maschile responsabile dell’odore o del sapore sgradevole tipico dei prodotti di carne di suina di maschi non castrati che hanno raggiunto la pubertà. Le persone che hanno diverse sequenze di Dna nel gene che produce l’OR7D4 rispondono in modo diverso a questo odore: alcune lo trovano cattivo, altre dolce, e altre ancora non riescono a sentirlo affatto.

Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno analizzato il Dna codificante per OR7D4 di oltre 2.224 persone provenienti da 43 popolazioni di tutto il mondo, scoprendo che tendono ad avere diverse sequenze geniche (45 polimorfismi di OR7D4) e pertanto differiscono nella capacità e sensibilità di percepire l’odore di questo composto. Per esempio alcune popolazioni dell’Africa sono in grado di sentirne ancora l’odore, in contrapposizione a quelle dell’emisfero settentrionale che tendono a non percepirlo.

Un’analisi statistica delle frequenze delle diverse forme del gene OR7D4 ha suggerito che le variazioni potrebbero essere state oggetto della selezione naturale: l’incapacità di sentire l’odore androsterone, per esempio, sarebbe dovuta all’addomesticamento dei maiali da parte dei nostri antenati. I maiali sono stati inizialmente addomesticati in Asia, dove infatti i geni che portano a una ridotta sensibilità dell’androsterone hanno una frequenza elevata.

Riferimenti: Chemical Senses Doi: 10.1093/chemse/bjv030

Credits immagine: Jessica Lucia/Flickr CC

1 commento

  1. Sono un ristoratore e preparando la carne di maiale saltuariamente
    avverto un odore appena percettibile ma per me insopportabile
    che comunque altri non avvertono.
    Anni fa su mia richiesta presso un macello mi era stato
    detto che effettivamente quando capita di macellare femmine di
    maiale gravide possono emanare un particolare odore.
    Nell’articolo si parla invece di “maschi non castrati che raggiungono la pubertà”.
    Ha qualche relazione con l’androstenone?
    Può influire il fatto che io essendo meridionale possa ancora percepire l’odore di quel composto?

    Grazie
    Pietro Galetta

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